L’annullamento della serata al club WKND che avrebbe dovuto ospitare il rapper Bello Figo Gu ha suscitato non poche reazioni nel Cantone. La serata, prevista per il 13 di maggio, è stata oggetto di un volantino intimidatorio da parte degli skinhead che minacciavano “gravi conseguenze per il locale o per l’ospite” se il rapper si fosse esibito. “Un profugo come lui non ha il diritto di essere sponsorizzato da una discoteca come il WKND” recitava il volantino accanto a simboli come la svastica e quello del “White power”. Il famoso club luganese ha espresso la sua grande delusione ma si è visto costretto ad annullare l’evento “al fine di salvaguardare e tutelare i clienti, il personale e il club stesso dalle minacce”.
Non è la prima volta che i concerti di Bello Figo sono oggetto di proteste, è già successo a Roma, Legnano e Lugo. Non è strano, dal momento che è stato definito “l’artista più politicizzato d’Italia”. Bello Figo è un giovane originario del Ghana che vive in Italia da quando vi si è trasferito con regolari documenti, all’età di 11 anni. Diventato famoso sul web per le sue canzoni dal contenuto sarcastico ed estremamente volgare, ha riscosso notevole successo soprattutto per i suoi brani “Non pago affitto” e “Referendum costituzionale” dove deride i pregiudizi e gli stereotipi sugli immigrati diffusi in molti ambienti. Spesso i suoi testi infatti parlano di hotel a cinque stelle in cui alloggia con i suoi amici profughi, dei famosi 35 euro al giorno che riceve dal governo e che spende in festini con donne bianche, della “finta” guerra che c’è nel suo paese e altri argomenti mainstream legati al fenomeno dell’immigrazione. Il rapper è stato aiutato nella sua ascesa alla celebrità anche dal programma “Dalla vostra parte” che va in onda su Rete4 e che, suo malgrado, ha fatto accrescere la popolarità del rapper dandogli la possibilità di irretire la parlamentare di destra Alessandra Mussolini che non aveva colto le provocazioni del ragazzo prendendo sul serio i testi delle sue canzoni.
Di pareri contrario è invece Norman Gobbi che ha dichiarato che “non si sarebbe dovuto cedere alle minacce per non creare un precedente”. Anche il presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli ha espresso la sua con le seguenti parole: “In un Paese libero non è mai opportuno annullare una manifestazione per paura di qualche estremista. A maggior ragione se l’estremismo è in qualche modo di carattere politico e punta ad inibire l’espressione libera di idee, che possono anche non piacere, ma che restano libere e devono poter essere liberamente espresse”. Il ministro socialista ha inoltre aggiunto “In nome della sicurezza non si deve rinunciare a poter vedere uno spettacolo innocuo, ma semmai bisognerebbe poterlo vedere in santa pace. A Lugano è accaduto qualcosa di pericoloso, non per le persone minacciate, ma per il nostro concetto di società libera”.
Intanto, l’indagine della polizia ha portato a un giovane ripreso dalle telecamere mentre affiggeva il volantino. Si tratta di un 20enne, figlio di un grancosigliere. Il ragazzo si è costituito al Ministero pubblico di Lugano mostrandosi seriamente pentito dell’azione.
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