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2mila sex robot venduti in Giappone ogni anno, il problema etico della sessualità high-tech

Sono innumerevoli le storie fantascientifiche che sono state scritte negli anni sul tema dei robot, il più importante autore di questo genere è stato lo scrittore Isaac Asimov che ha dato vita a romanzi di successo come “Io, Robot” e “Uomo Bicentenario”. Ora che il futuro sta diventando presente e l’intelligenza artificiale complessa sembra ormai essere dietro l’angolo, stanno emergendo aziende high-tech che danno vita a robot che hanno finalità più disparate.

Tra queste, quelle che fanno più discutere i giornali, sono aziende come Android Love Doll, Sex Bot e True Companion che producono robot pensati appositamente per essere delle bambole sessuali altamente realistiche con tanto di pelle in silicone e anatomia accurata.

In Giappone ne vendono circa 2000 ogni anno, personalizzate assecondando i desideri dei clienti che sono disposti a pagare ben 6000 dollari per la loro “compagna”. Tuttavia per molti non si tratta di un mero giocattolo sessuale, c’è chi condivide con i robot i pasti, il letto, il bagno in piscina, proprio come se fosse un vero partner. La bambola può in effetti parlare, reagire al tocco, ascoltare e toccare a sua volta ma rimane comunque poco realista, per ora.

I sostenitori di questa tecnologia ritengono che essa possa sradicare definitivamente la prostituzione e aiutare l’educazione sessuale oltre ad essere una possibilità concreta di avere una vita sessuale soddisfacente per coloro che non ne possiedono una per varie ragioni.

Ma i problemi etici sono molteplici e l’allarme è lanciato dalla Foundation for Responsible Robotics, organizzazione che si occupa di analizzare i problemi morali legati alla robotica. Per esempio, alcuni pedofili hanno confessato di non aver mai abusato di bambini perché usavano al loro posto delle bambole robot che l’azienda Trottla mette sul mercato a grandezza naturale e vestite da scolarette. Ma c’è chi non trova in questo metodo una soluzione, il docente di etica robotica al California Polytech Patrick Lin ha dichiarato: “Affrontare la pedofilia con i robot del sesso è un’idea dubbia e rivoltante. Proviamo a immaginare cosa succederebbe se il razzismo venisse affrontato permettendo a bianchi di maltrattare, discriminare o picchiare un robot nero. Funzionerebbe come antidoto al razzismo? Probabilmente no”.

MK

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