Primo piano

Mathieu Kassovitz: “In Realtà, tutti i pugili vorrebbero diventare attori” l’attore sul red carpet di Locarno

a Mathieu Kassovitz, protagonista di Sparring premio d’eccellenza Moet & Chandon

 

Da sinistra il regista Samuel Jouy, il protagonista Mathieu Kassovitz, Soulimane M’Baye

Sale sul palco sorseggiando un calice di Moet & Chandon, riprende il pubblico col telefonino, si fa selfie buffi e scherza col presentatore. Mathieu Kassovitz, regista e attore di successo, eclettico e diamantino, porta sul red carpet di Locarno la sua verve e il suo savoir faire.

E’ ben lontano – almeno a prima vista – dal pugile che interpreta. Quando i presentatori chiedono al deuteragonista Souleymane M’Baye (che nel film interpreta il crudele campione di pugilato Tarek) se Kassovitz, da attore talentuoso qual è, sia anche veramente un buon puglie, questi risponde di no. E Mathieu ribatte, pronto: “In realtà, tutti i pugili vorrebbero diventare attori”.

Una frase che, spogliata della sua immediata comicità, fa riflettere: se il ring che il regista Samuel Jouy porta il pubblico sul ring, mostra la metafora della lotta per la vita, per l’affermazione di se’.

E se la recitazione di Kassovitz, così naturale e spontanea, così cruda e terribilmente bella nella sua veridicità, mostra l’alta scalinata che l’uomo deve percorrere per giungere alla felicità, allora ecco che il ring e la recitazione si fondono: la vita è una tragedia in primo piano e una commedia in campo lungo, diceva C. Chaplin, pertanto la vita è recitazione, in una perenne guerra contro gli altri e contro se stessi, in Sparring encomiabilmente resa con la metafora del pugilato.

E Kassovitz rende tutto ciò immediato, lasciando lo spettatore incollato allo schermo, a una realtà quanto mai vera e squallida e, proprio per questo, così vitale e profonda.

CF

 

Relatore

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