Leggere la realtà unicamente ed esclusivamente attraverso la lotta contro le multinazionali della farmaceutica significa avere i paraocchi: la giustissima rivendicazione per una medicina democratica non può infatti avvenire sostenendo le campagne anti-scientifiche che creano un clima di sospetto generalizzato contro medici, ricercatori, scienziati, ecc. Anche perché, peraltro, i vaccini costituiscono in sé al massimo il 3% del mercato farmaceutico globale. Il grande capitale farmaceutico, insomma, potrebbe addirittura guadagnare di più con i medicamenti somministrati a chi si ammala proprio per aver rifiutato le vaccinazioni!
Una lotta contro “BigPharma” condotta in questa maniera superficiale alla fine sarà controproducente, soprattutto nel clima odierno in cui da un lato vanno forte ciarlatani di ogni genere (come ho sottolineato in due interrogazioni al Consiglio di Stato, di cui una ancora attende risposta da mesi!) che pretendono di guarire in modo “alternativo” e dall’altro non mancano pressioni politiche per ridurre le coperture assicurative in ambito sanitario, ecc. Cavalcare una campagna anti-vaccini nel clima di relativismo oggi imperante nella società post-moderna è insomma funzionale all’individualismo, ma soprattutto distrugge un approccio razionale. Una battaglia dunque profondamente retrograda (e, in questo caso, anche pericolosa per il diritto alla salute) a cui come comunisti non ci prestiamo.
Massimiliano Ay, deputato, segretario politico del Partito Comunista
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