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Contro le case farmaceutiche o contro la scienza? – di Massimiliano Ay

Nelle ultime settimane si sta molto dibattendo nella vicina Italia – e conseguentemente in parte anche in Ticino – sulle vaccinazioni, a seguito del decreto ministeriale italiano relativo all’obbligo delle stesse. Si tratta di una decisione provocata dal calo della copertura vaccinale, dovuta a chi irresponsabilmente – preso da complottismi vari – arriva a giocare con la salute dei bambini. Premetto che non è mia intenzione analizzare il caso specifico italiano, ma piuttosto partire da lì per generalizzare il discorso.

Lungi da me sostenere allarmismi medici o campagne di vaccinazioni non necessarie, così come gettare discredito sulla medicina naturale complementare; bisogna tuttavia far chiarezza, perché vedo non poca confusione in questo ambito anche a sinistra, tradizionalmente vicina al pensiero razionalista. C’è infatti una corrente ritenuta più “rivoluzionaria”, la quale pensa che creare sfiducia generalizzata fra la popolazione nei confronti della società aiuti ad avvicinarsi ai propri ideali, e sbaglia! Vi è però anche una parte della sinistra moderata che ci casca, spinta da concezioni spiritualiste, non meno “modaiole” delle prime. Il socialismo scientifico in cui ci riconosciamo come Partito Comunista è invece l’esatto opposto di tutto questo!

Leggere la realtà unicamente ed esclusivamente attraverso la lotta contro le multinazionali della farmaceutica significa avere i paraocchi: la giustissima rivendicazione per una medicina democratica non può infatti avvenire sostenendo le campagne anti-scientifiche che creano un clima di sospetto generalizzato contro medici, ricercatori, scienziati, ecc. Anche perché, peraltro, i vaccini costituiscono in sé al massimo il 3% del mercato farmaceutico globale. Il grande capitale farmaceutico, insomma, potrebbe addirittura guadagnare di più con i medicamenti somministrati a chi si ammala proprio per aver rifiutato le vaccinazioni!

Una lotta contro “BigPharma” condotta in questa maniera superficiale alla fine sarà controproducente, soprattutto nel clima odierno in cui da un lato vanno forte ciarlatani di ogni genere (come ho sottolineato in due interrogazioni al Consiglio di Stato, di cui una ancora attende risposta da mesi!) che pretendono di guarire in modo “alternativo” e dall’altro non mancano pressioni politiche per ridurre le coperture assicurative in ambito sanitario, ecc. Cavalcare una campagna anti-vaccini nel clima di relativismo oggi imperante nella società post-moderna è insomma funzionale all’individualismo, ma soprattutto distrugge un approccio razionale. Una battaglia dunque profondamente retrograda (e, in questo caso, anche pericolosa per il diritto alla salute) a cui come comunisti non ci prestiamo.

Massimiliano Ay, deputato, segretario politico del Partito Comunista

Relatore

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