Primo piano

Insegnare la civica? Sì certo, finalmente – di Alberto Siccardi

La battaglia per la Civica infuria, siamo all’ultimo atto. Vengono gettati nella mischia mezzi considerevoli, i duellanti mostrano accanimento, i voltafaccia sono improvvisi, sconcertanti e, forse, ridicoli.

“Tutto questo, perché?” mi è stato chiesto. È una domanda facile e la mia risposta ce l’ho. Perché la posta in gioco è molto più alta della Civica (che pure è un tema importante). Perché questa aspra battaglia elettorale può essere interpretata come “prova generale” in vista della “Scuola che verrà”. Una specie di braccio di ferro, seguito da una conta numerica. Il Ticino avrà la scuola di Bertoli? Questa è una domanda decisiva. Perché Bertoli è seduto lì? Pensiamoci.

È ben chiaro che alla situazione odierna si è giunti tramite un’escalation. Alberto Siccardi con la sua decisione – tanto coraggiosa quanto rischiosa – ha dischiuso il vaso di Pandora. Il dibattito si è incarognito, siamo al muro contro muro. Ondivaghi partiti di varia fede – sempre a caccia di improbabili consensi – fanno le capriole. Quando non sanno che dire raccontano solenni bugie, da autentici Pinocchietti. Siccardi aveva promesso… No. Siccardi aveva promesso un bel niente.

Questa sera confronto davanti al comitato cantonale del PLRT. Nella viva speranza che i liberali non si mettano a scimmiottare i pipidini, che hanno rovesciato il tavolo (sperando in chissà che). Sarebbe il colmo!

Noi vogliamo che il compromesso parlamentare, che accettiamo, venga ribadito e legittimato dal popolo. Se perderemo (ma noi non lo crediamo) perderemo tutto e resteremo con un pugno di mosche. La vittoria andrà a Bertoli e alla Corporazione.

Alberto nel suo articolo polemizza con Paolo Bernasconi. È il più famoso dei nostri avversari, un’autentica vedette, il perfetto “radicalchic”, ammiratissimo nei salotti. Lui è (anche) l’uomo che si è dato come scopo della vita (dell’ultima parte della sua vita) quello di abbattere il Male, rappresentato dalla Lega dei Ticinesi. Se dovesse ricevere uno stipendio per questo suo frenetico impegno dovrebbe accontentarsi (visti i risultati) di 200 franchi al mese.

* * *

Opinione firmata dal Primo firmatario dell’iniziativa sulla Civica, pubblicata dal Corriere del Ticino

ALBERTO SICCARDI  In quattro anni di schermaglie più o meno serie, come il vano tentativo di rifiutare l’iniziativa per la civica nelle scuole come irricevibile, gli appelli al diritto federale, i lunghi ritardi e altre difficoltà poi rientrate, per rendere tutto difficile e costoso, il vero avversario non si era ancora e scoperto, aveva solo manovrato dietro le quinte. Si tratta di una parte dei funzionari della scuola che non vogliono insegnare la civica. Se la votazione confermasse il voto del Gran Consiglio e la modifica di legge della scuola, è lecito pensare che faranno di tutto per non insegnarla, come hanno fatto negli ultimi 17 anni.

Anche io, come l’avvocato Paolo Bernasconi, mi fido delle istituzioni svizzere, che sono anche le mie. Ed è per questo che ho partecipato a questa battaglia, per fare in modo che esse non cambino. Ma per la scuola e l’insegnamento della civica e l’educazione alla cittadinanza, dopo 17 anni di insufficiente insegnamento, è lecito avere qualche dubbio. Gli attacchi personali sono prerogativa dei deboli e senza argomenti. E mi spiego.

Non sono ingegnere, Bernasconi sa bene che mi riferisco ai debiti e alla tassazione del Ticino e non della Svizzera (che ha un avanzo di 500 milioni) e le sue ironie lasciano il tempo che trovano. Se chiama la legge col mio cognome manca di rispetto al suo Paese il cui Parlamento l’ha approvata. E dimentica che nasce dalla volontà di oltre 10.000 persone. Ma quando parla di scuola e di questa riforma non sa cosa dice.
Per spiegare meglio la situazione riportiamo qui di seguito una serie di dati estratti dall’indagine della SUPSI e la triste conclusione di Franco Celio, relatore della Commissione scolastica nel 2012.

Il 17% dei docenti ha detto che non ha neanche sentito parlare della riforma del 2001 e altri di averne avuto qualche vago sentore. La maggioranza degli allievi fra i 14 e i 20 anni dice di non essersi accorto della riforma (vedi pag. 43–44 dell’indagine SUPSI, riportata integralmente nel sito www.lacivicainticino.ch) e di «non condividere l’opinione secondo cui la scuola avrebbe insegnato ad essere cittadini impegnati» (pag. 46). Non si conoscono le nozioni di base. La scuola non ha preso sul serio la riforma. E Celio conclude: «La delusione comunque resta».

La modifica della legge su cui voteremo il 24 settembre non ha che uno scopo, quello di creare una griglia oraria affinché la civica e l’educazione alla cittadinanza siano «veramente» insegnate, alle medie con due ore al mese, con nota, tolte dalla storia, e nelle superiori in seno alle ore di storia e civica esistenti oggi, ma con moduli di civica preimpostati e con nota, cha farà media con il voto di storia.

Tutto approvato dal Parlamento e dai promotori. Niente costi aggiuntivi, niente sfascio della storia, gli insegnanti sono gli stessi. Ma perché Bernasconi non si informa? Le accuse degli oppositori non sono fondate. Gli insegnamenti separati di civica (ed educazione alla cittadinanza) hanno il solo scopo di evitare il perpetuarsi di quanto successo negli ultimi 17 anni (almeno) e cioè che la civica non venga insegnata nonostante le promesse dei Governi che si sono succeduti. I docenti dovranno farlo e dovranno/potranno comunque creare i legami interdisciplinari che vorranno, durante le ore sia di storia sia di civica. Perché tanta opposizione? Non vogliono che questa parte di cultura svizzera, a cui dobbiamo la nostra identità e la nostra stabilità politica, sia presente nelle generazioni future. Perché? Lesa maestà di una corporazione impermeabile agli impulsi esterni? No, perché molti insegnanti ci dicono di essere dalla nostra parte, ma hanno paura di ritorsioni. Si tratta solo quindi di una parte di loro. Meno male.

Il motivo per cui abbiamo voluto votare, oltre al fatto che il compromesso, da noi accettato, corrisponde alle richieste dell’iniziativa popolare solo per le medie e non per le superiori, è che vorremmo fare dire alla gente se vuole che i suoi ragazzi, e futuri cittadini, sappiano esercitare i loro diritti e doveri e sollevare la discussione. Se perdiamo, il Popolo avrà deciso, e non si continuerà a far finta di insegnarla solo a tratti come adesso; se il sì vince allora avremo la civica insegnata ai nostri ragazzi. Finalmente.
Si è detto poi che l’insegnamento sarà troppo nozionistico. Come se insegnare le strutture dello Stato e il suo funzionamento, i diritti popolari e i loro vantaggi in termini di libertà, come essere rispettosi della convivenza civile, tutto ciò presentasse il rischio di cadere nel nozionismo. È una forzatura inaccettabile.

Si è anche detto che fare della civica una materia è sproporzionato. Non è abbastanza importante? È la materia più importante nella vita di ogni svizzero! Ce lo confermerà, spero, la votazione del 24 settembre.

La nostra sicurezza e qualità di vita sono eccellenti. Tutto ciò ci viene dal nostro ordinamento politico. L’alternativa al sì è il nulla: dimenticheremmo per sempre la civica in Ticino.

Alberto Siccardi, primo firmatario dell’iniziativa sulla Civica

Relatore

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