L’esercito nazista preme nel nord della Francia occupata, spingendo l’esercito inglese e francese sempre più sulla costa. Gli alleati, in una terra che sfugge sotto i loro piedi e dal margine che si restringe pericolosamente di ora in ora, sono bloccati sulla Manica. 300 mila inglesi prigionieri in Francia. Solo un miracolo potrebbe salvarli.
Inoltre, Churchill ha bisogno di loro. Nell’alba che prelude ai momenti più drammatici dell’Inghilterra nella Seconda Guerra Mondiale (pochi mesi dopo il Regno Unito sarà flagellato dalle bombe naziste), assistiamo a due atteste: la prima, invisibile ma premente, la seconda motore del film: l’Inghilterra attende i suoi uomini, bloccati a Dunkirk; a Dunkirk un drappello di soldati dimenticati attende un salvataggio. E, nell’attesa, la lotta per la vita s’interseca alla diffidenza, il salvataggio all’irriconoscenza, il panico alla morte, la paura alla vita. L’acqua sale impetuosa in navi da guerra affondate, al suo interno i soldati cercano una disperata via per uscire; il gasolio s’incendia sulle onde sotto le quali nuotano in apnea soldati allo stremo, impossibilitati sia all’uscire (morirebbero bruciati), sia allo stare sott’acqua per così tanto tempo. Poi la mors tua, vita mea di soldati decisi a tutto pur di tornare a casa; ma anche la solidarietà e la civiltà: poiché sono proprio i civili, padri di figli morti in quella stessa guerra, fratelli, semplici amici, a partire dall’Inghilterra con le loro barche private pur di recuperare i caduti in volo in mare, e soprattutto liberare i prigionieri di Dunkirk.
riprese aeree mozzafiato, piloti che, tra sparatorie e comunicazioni, inclinano i loro aerei (perfettamente resi nella ricostruzione), su un Oceano vasto e rotondo, mentre la bellezza della natura si mischia alla truce umanità della guerra.
Non solo aria, ma acqua: acqua che penetra nelle navi, siluri che fanno affondare le barche della croce rossa, violenza, lotta, onde.
E poi le bombe, infuocate, che piombano selezionando nella casuale atrocità gruppi di uomini, tralasciandone altri.
Casualità, determinazione, destino.
Protagonisti senza nome, giovanissimi, che incarnano la Storia. Pallidi, emaciati, feriti. Eppure pieni di quella vitalità rigonfia, che, proprio quando si giunge alla fine, si ostina a lottare, pur di continuare il suo corso.
CF
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