“Almeno voi della stampa, ditelo: questa è la strada sbagliata, un concorso pilotato non è la direzione giusta. Vogliamo dei tecnici, Deillon e Franco. Siamo sicuri, oltretutto, che con queste prospettive, l’Adria rimarrà?”.
È chiaro che si tratta di un tentativo in extremis, che definiremmo quasi disperato, di strappare Lugano Airport alle grinfie della partitocrazia.
Ciò che disturba e, oseremmo dire, offende è che nel colmo della bufera, ottusamente, si riprongano i vecchi e screditati sistemi. “Io mi becco il mio, poi ti do il tuo, e a loro diamo il terzo che gli spetta. Poi prendiamo l’aperitivo”.
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