“Al confine di Spruga si erano ammassati centinaia di fuggiaschi e di partigiani. (…) Erano entrate più di 250 persone. Rimanevano ai Bagni di Craveggia (appena al di là dell’Onsernone, che in quel punto forma confine) nella casermetta delle Guardie italiane e nelle cascine poco più di 250 partigiani. La loro situazione era difficile: poche armi, nessun’arma automatica, poche munizioni, vitto scarsissimo. I partigiani si aspettavano prima o poi un attacco. Le loro vedette sulle alture, intorno alla bocchetta di S. Antonio, che separano la valle della Melezza (S. Maria Maggiore) dall’Onsernone (Bagni di Craveggia) avevano nei giorni precedenti dato allarmi. Nessuno era giunto.
Il 18 ottobre verso le 16 si odono tre colpi di moschetto: è il segnale convenuto dai partigiani. Un quarto d’ora più tardi, dalle alture intorno alla caserma italiana (che si trova sulla sponda sinistra dell’Onsernone) si apre un fuoco agitato di mitragliatrici sui partigiani. Il fuoco continua per oltre mezz’ora con 11 mitragliatrici. Saranno stati esplosi da 25 a 30 mila colpi. Colpi cadono su territorio svizzero”. (Da: “Mobilitazione”, vol. II, p. 259).
In quel momento drammatico stavo per nascere. Poi mi avranno fatto il classico “bagnetto”, non certo ai Bagni di Craveggia ma in più tranquillo luogo, in uno stabilimento che col passar degli anni si è trasformato in un importante ateneo. Vedete voi tutti i casi della vita, le coincidenze, che talvolta riservano edificanti sorprese, e materia per arricchire di storia addirittura i compleanni. [post del 18.10.2016]
Nella foto la zona dei Bagni di Craveggia, al confine con la Svizzera, nel punto in cui il 18 ottobre 1944 avvenne il conflitto a fuoco qui raccontato.
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