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Dopati nel bridge? Ma per favore – di Maurilio Morganti

Maurilio Morganti ha presieduto per parecchi anni l’ABL, Associazione Bridge Lugano, con sede alla Rupe di San Zeno (Lamone) ed è attualmente direttore della Scuola bridge, che propone una serie di corsi di vario livello.

* * *

Il titolo di un articolo del Corriere della Sera del 26 ottobre 2017 mi ha fatto strabuzzare gli occhi: «L’Oscar dei più dopati ai giocatori di bridge». Il succo dello scoop: «Nella disonorevole statistica degli atleti più dopati dell’anno 2016 stilata dalla WADA (Agenzia mondiale antidoping) trionfano a sorpresa gli insospettabili giocatori di bridge». Le cifre: 22 positività ogni 100 eventi testati nel bridge, contro i 19 del bodybuilding, 5 del baseball e football americano, 2 della boxe, lotta libera e sollevamento pesi, l’1 virgola qualcosa del ciclismo e dell’atletica.

Quale appassionato giocatore e responsabile della Scuola bridge dell’Associazione bridge Lugano la notizia non poteva lasciarmi indifferente come non lascerà indifferente milioni di giocatori in tutto il mondo e nemmeno qualsiasi attento lettore ignaro del bridge. La prima domanda che mi sono posto è banale: ma è possibile che in ben 22 controlli su 100 emerga la positività dei giocatori di bridge ai controlli antidoping? La risposta purtroppo è: sì ma con diversi distinguo e chiavi di lettura della statistica che cercherò brevemente di riassumere.

Opera esposta ad Artissima, Torino

– La statistica della WADA si basa su 100 controlli effettuati nel bridge agonistico in poche nazioni ed eventi (alcune migliaia ogni giorno) contro ad esempio i 31.000 controlli nell’atletica e nel calcio, i 21.000 nel ciclismo, i 15.000 negli sport natatori.
– La statistica della WADA rivela che fra gli sport più puliti ci sono il polo e le corse con i cani da slitta: ma dopati risultano cavalli e cani.
– La positività dei giocatori di bridge è dovuta all’uso inconsapevole di diuretici per curare gli acciacchi dell’età mentre in altri sport vengono rintracciate decine di altre sostanze certamente più pericolose di in diuretico.

Ma con buona pace del Trilussa, le statistiche della positività sono tutte uguali e si diffondono nell’etere come sacrosante verità. Mi permetto di trarne alcune conclusioni, queste sì positive:
– Anche nel bridge – sport della mente riconosciuto dal CIO – ben vengano i controlli antidoping.
– Per il 99,9% dei quasi 100 milioni di bridgisti sparsi nel globo che non sanno nemmeno come si fa a doparsi, il bridge rimane una disciplina che per tutti – giovani, adulti e anziani – è una sana ginnastica per il cervello atta a tenerlo vigile, pronto e giovane allo stesso modo che un esercizio fisico tiene vigorosi i muscoli.

Maurilio Morganti

Relatore

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