TENSIONE E ATTESA
Di Michael Sfaradi
Gerusalemme 6 Dicembre 2017
In Israele c’è grande attesa per il discorso del presidente USA Donald Trump durante il quale annuncerà il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato Ebraico, con conseguente spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv. Trump aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe dato seguito alla Jerusalem Embassy Act e, a quanto pare, è fermamente intenzionato a mantenere la sua parola. Bisogna ricordare infatti che nel 1995 è stata approvata dal congresso USA la legge, denominata appunto ‘Jerusalem Embassy Act’ che prevede lo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme e il riconoscimento della Città come capitale dello Stato di Israele. Quindi quello che sta per accadere nelle prossime ore non è proprio un fulmine a ciel sereno. Il Jerusalem Embassy Act, anche se vincolante, prevede una clausola in base alla quale i presidenti americani possono rinviare la sua attuazione ogni sei mesi in ragione di superiori “interessi di sicurezza nazionale”. Cosa che è stata fatta con continuità da Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama. Anche Donald Trump, il primo giugno scorso, ha seguito l’esempio dei suoi predecessori contravvenendo, almeno per il primo semestre, alle promesse fatte in campagna elettorale.
Ora però sembra che nulla possa costringere il presidente USA a cambiare una decisione che aveva, probabilmente, già maturato in tempi non sospetti. Anche se i giornali e i TG delle televisioni commerciali israeliane prevedono un periodo di grande tensione che potrebbero sfociare in scontri sia nei territori controllati che con le comunità arabe israeliane, parlando con la gente, leggendo i commenti nei siti delle testate che hanno trattato l’argomento e nei social in lingua ebraica, si percepisce una cauta soddisfazione per un atto atteso per ben 50 anni e la certezza che il momento giusto per questo passo non sarebbe mai presentato. Per la maggioranza dei commenti quello attuale, forse, è il più adatto da diversi lustri e che in molti, soprattutto a Gerusalemme, attendessero con ansia questo momento è confermato da diversi striscioni, come quello in foto, apparsi in varie zone della città durante la notte. Il pensiero comune, più che alle annunciate e probabili violenze che seguiranno questo passo, va alle clausole e ai comma che potrebbero essere aggiunti all’ultimo momento, ma a questo punto per scoprire se ci saranno sorprese bisogna solamente attendere le dodici ora di Washington e sperare, perché sperare non costa nulla, che vada tutto per il meglio.
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