Non “montagne russe” (per i milioni del Cardio), ma saggezza gestionale tutta svizzera e ticinese
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Detto questo, il risultato operativo lordo del Cardiocentro per il quadriennio 2012-2015 è stato di sostanziale pareggio, e in positivo si conferma anche il risultato 2017, dopo le difficoltà del 2016 dovute, ancora una volta, a un abbassamento del catalogo DRG (cioè dei punti attribuiti alle prestazioni). Dunque pareggio di bilancio. Sotto il profilo della sua gestione operativa, il Cardiocentro si autofinanzia, come ha sempre fatto.
Poi c’è la ricerca e ci sono i costi della ricerca, a pesare sui bilanci. Si tratta di investimenti, che per il Cardiocentro restano irrinunciabili, ancorché onerosi. D’altra parte la Fondazione Cardiocentro Ticino ha come scopo istituzionale anche il sostegno della ricerca in ambito cardiovascolare e questo finanziamento è sempre stato perseguito attingendo al capitale non operativo della Fondazione Cardiocentro Ticino. Investimenti nella ricerca, vogliamo sottolineare, che contribuiscono a creare il vero valore immateriale del Cardiocentro, che significano posti di lavoro qualificati in Ticino e che si traducono in miglioramento delle cure per il paziente ticinese. Investimenti nella ricerca, ancora, da cui ha preso corpo il progetto Mizar – finanziato in buona parte dalla Città di Lugano e dalla Fondazione Cardiocentro – e da cui trae e trarrà beneficio l’intera comunità scientifica ticinese, compresa l’Università, compreso l’EOC che, per il tramite del suo Presidente, ha sempre sostenuto tale progetto, nel quale ha peraltro già inserito un suo rappresentante.
Fatta la precisazione, resta il commento, per chiudere. Fa certamente bene il Caffè a interrogarsi e lo ringraziamo per le attenzioni che dedica al Cardiocentro, per quanto a essere maliziosi si direbbero attenzioni un po’ pelose, funzionali a gettare discredito, a seminare dubbi, a insinuare sospetti in un momento particolarissimo e delicato.
Cardiocentro Ticino
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