Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo, che non impegna la linea redazionale.
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Nella procedura civile odierna, gli strumenti per un esercizio collettivo dei diritti sono purtroppo insufficienti per risolvere le cause che investono una moltitudine di persone, spesso in una posizione di debolezza (vedi il caso Volkswagen). Da una parte infatti, le parti sono di regola tenuta a condurre la propria causa in modo indipendente. Ciò comporta non soltanto un considerevole dispendio di energie, ma anche un rischio finanziario che, per molte famiglie, comprensibilmente si preferisce evitare. Dall’altra, l’esito di un processo verte sempre su una decisione individuale, che si limita a risarcire le pretese della sola parte in causa. Anche ammesso che, nel genere di problemi in questione, vi sia una persona disposta a intentare un’azione, buona parte del danno restante rimarrebbe quindi scoperto. Per questi motivi, lo stesso Consiglio federale si sarebbe detto disposto a introdurre anche in Svizzera la ‘’class action’’, strumento già conosciuto con successo in altri paesi.
La ‘’class action’’ consiste in una procedura che consente a più soggetti, accomunati dal danno subito, di agire collettivamente per l’ottenimento di un giudizio unico sulla loro controversia. Ciò permette di colmare i limiti della procedura odierna, che spinge le vittime di danni collettivi a desistere dal fare valere i propri diritti. Riunendo le diverse pretese nella medesima causa, la ‘’class action’’ implica infatti una diminuzione delle spese processuali. Essendo prevista una rappresentanza comune, la partecipazione al processo è inoltre poco impegnativa per le parti (anche per non scoraggiarne l’azione): a seconda dei casi, può essere sufficiente dichiarare semplicemente la propria adesione all’istanza. Vantaggio ancora più importante, invece, è dato proprio dal ricevimento di una decisione unica; grazie a essa le vittime possono così ottenere, al volgere della procedura, tutto il risarcimento dovuto. Oltre a ciò, bisogna comunque ricordare che le ‘’class action’’ possono assumere forme diverse: se lo volesse, la Svizzera potrebbe perciò adottare senza problemi un modello adatto alle nostre latitudini.
In conclusione, la ‘’class action’’ potrebbe costituire uno strumento molto importante per la tutela dei consumatori. Ciò non soltanto poiché favorisce un accesso reale alla giustizia, ma anche perché, potenziando la possibilità di ottenere risarcimenti collettivi, tende a prevenire gli abusi dei grandi produttori, che ora possono contare sull’inazione di numerose vittime. Con la sua recente uscita, insomma, il Consiglio federale sembra volere andare nella giusta direzione: la speranza, tuttavia, è che ora vi si incammini nel modo più determinato possibile.
Edoardo Cappelletti, membro di direzione del Partito Comunista
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