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L’Inghilterra ha spazzato via le monarchie d’Europa per brillare della propria

In Francia il 14 luglio si festeggia la Rivoluzione Francese, la detronizzazione del re e la sua decapitazione, l’essersi sbarazzati in un baleno di testa e corona (ecc…); in Italia il 2 giugno si grida Viva la Repubblica, perché i Savoia si rivelarono fuggiaschi guerrafondai unitari (ecc…). Ricorrenze accolte con fuochi d’artificio e sane polemiche, sempre in nome della libertà e dell’uguaglianza. Ma quando un sovrano Inglese si sposa, ci ritroviamo tutti attaccati alla diretta televisiva, compartecipando del giubilo della folla britannica. Perché?

La prima a complimentarsi con Garibaldi, considerato tutt’ora, in terra britannica, un eroe, fu la Regina Vittoria. L’eroe dei due mondi, che spazzò via teste coronate e identità ducali sventrando l’Italia di storia, ebbe il supporto inglese. L’intero processo unitario italiano, che eliminò ogni singolo, storico, regno, fu dominato dall’egemonia inglese. Così come quando il generale Bixio ordinò l’eccidio di Bronte, fucilando i “briganti” borbonici rei di aver attentato alla proprietà delle terre del Mezzogiorno che erano, nientemeno che degli agiati proprietari inglesi. Una teoria complottistica ma dopotutto non trascurabile indica come motivo primo di quest’incredibile entusiasmo inglese per l’unità Italiana, la mira ad eliminare il potere secolare del Papa. La Massoneria inglese, protestante, avrebbe infatti gradito nel vedere lo Stato della Chiesa indebolito, e privo del suo potere temporale. Così accadde. Era il 20 settembre 1870.

Ed era sempre il 20 settembre, questa volta del 1792, quando l’esercito giacobino francese sconfisse nella piana di Valmy austriaci e prussiani, accorsi sia a frenare l’ondata rivoluzionaria, sia a salvare i sovrani di Francia, ormai detenuti nella Prigione del Tempio, mossi anche da ragioni fraterne (Maria Antonietta era la sorella dell’imperatore d’Austria). Se pur forti di 40mila uomini, persero. il Come fecero i giacobini a vincere? Esistono teorie sostenenti la manforte dell’Inghilterra alla Francia rivoluzionaria. L’isola britannica avrebbe infatti gradito nel vedere una Francia monarchica autodistruggersi, per scomparire dalla competizione europea con la regina dei mari.

Poi ci fu la parabola Napoleonica, grandiosa epopea, che condusse, per un lustro, l’Italia e la Francia nel sogno imperiale europeo. L’Inghilterra non l’accettò e riuscì nell’intento di provocare l’Imperatore, che ci cascò in pieno (mi si consenta l’alleggerimento storico). Ad oggi anche Francia e Italia avrebbero potuto avere un loro re, un loro principino, probabilmente erede del Re di Roma, figlio di Napoleone e Maria Luigia, cui toccò invece un’infelice sorte. L’Inghilterra non volle. Così come non volle i successivi sovrani borbonici, scacciati dal sostegno economico che essa porse alle truppe savoiarde.

L’isola britannica non ha mai mostrato di amare la sacralità della nazione altrui. Così la mistica pulzella d’Orleans fu arsa viva a Rouen da francesi collaborazionisti degli inglesi, poiché solo il Regno Unito può vantarsi, nella storia moderna, di nobili natali: addirittura quelli (ancor più avvalorati dalla conferma storica) arturiani! Quando dopo la riforma anglicana e la conferma all’innovazione cultuale elisabettiana, il Regno Unito divenne protestante, abbandonando definitivamente la mediazione terrena con la divinità, questa caratteristica di unicità laica e di regalità divina, si avvalorò.

Così, riuscita nel suo ipotetico intento, l’Inghilterra resta oggi effettivamente l’unica potenza europea (o almeno la più importante) capace ancora di incollare ignari spettatori di tutt’Europa. Essi pongono per un attimo le armi della retorica dell’uguaglianza e tornano a imbeversi di coroncine, trombe e veli da sposa.

L’uomo del XXI secolo, figlio dell’ideologia repubblicana, anarchica o giacobina che sia, necessita di sognare. Ecco allora che si crea miti, immortali. Meglio se incarnati da femmine, perché, si sa, la donna incarna meglio la favola. Così la principessa ribelle Diana, la perfida amante Camilla, la studentessa universitaria Kate, diventano, ognuna a suo tempo, parte dell’immaginazione collettiva famigliare, qualcosa di cui discutere a tavola, in spiaggia, nei momenti di libertà. Ultima e senz’altro prima, l’irreverente, ironica ex attrice americana (resa celebre anche da scene hot), ora incoronata duchessa del Wessex, Meghan Markle.

Chantal Fantuzzi

Relatore

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