Estero

Un milione di firme per salvare Noura Hussein dalla pena di morte

Noura il giorno del suo matrimonio.

Una settimana fa, il tribunale penale di Omdurman in Sudan ha condannato a morte la 19enne Noura Hussein Hammad la cui storia ha fatto il giro del mondo da quanto un anno fa è stata arrestata con l’accusa di omicidio.

Noura fu data in sposa contro la sua volontà all’età di 13 anni a suo cugino di secondo grado con cui si unisce in un matrimonio religioso. Fuggita ma poi costretta a tornare, a 15 anni diventò legalmente la moglie dell’uomo che, secondo la legge del Sudan, poteva ora consumare il matrimonio nonostante la tenera età della ragazza. La luna di miele è un inferno per Noura, costretta a subire ripetute violenze sessuali anche in presenza di parenti.

Così il 3 maggio 2017 dopo l’ennesimo tentativo di stupro Noura reagisce e accoltella il marito ferendolo a morte. Tornata a casa, trova un famiglia ostile che la ripudia e la consegna immegiatamente alla polizia. Il 19 aprile scorso la ragazza venne condannata a morte per impiccagione.

Sodfa Daaji, del network europeo donne migranti ha spiegato in un’intervista: “In Sudan vige la Shariʿah (o sharia), la legge islamica, secondo cui l’omicidio viene punito con la pena di morte. C’è un solo articolo, il 130 del codice penale, che disciplina la punizione per omicidio. […] Inoltre, in Sudan, da due anni è riconosciuto il marital rape, ma non è applicabile nel caso di Noura, in quanto è condannata per omicidio premeditato e non viene preso in considerazione lo stupro eseguito dal marito”.

Nel sistema giudiziario del Sudan esiste inoltre la Legge sulla famiglia. L’articolo 91 di questa prevede che “la moglie non può rifiutarsi di avere rapporti sessuali se il marito ha pagato la giusta dote”.

In questi giorni, numerose associazioni che lottano per i diritti umani stanno lavorando per salvare la vita della ragazza. Solo in Italia, l’associazion Italians for Dafur, guidata da Antonella Napoli, ha consegnato all’ambasciata del Sudan a Roma una petizione firmata da ben 1 milione e 195 mila persone che chiedono la liberazione di Noura. Quello che si chiede è un processo equo per la ragazza, che tenga conto di tutte le circostanze che l’hanno portata a compiere l’estremo gesto.

Assieme a Italian for Dafur numerose associazioni sudanesi che lottano per i diritti delle donne musulmane stanno cercando di cambiare le leggi che portano a situazioni di grandi sofferenze, compresa quella che fissa l’età del matrimonio. In Sudan, una bambina può diventare moglie già a partire dai 10 anni.

MK

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