C’era una legge, in Polonia, votata dai conservatori al potere, che puniva con il carcere – sino a tre anni di reclusione – chi asseriva la responsabilità dei polacchi, durante la seconda guerra mondiale, nei crimini nazisti. Una legge volta a mantenere la reputazione dei polacchi nel mondo, ma mai prettamente accettata da Israele.
Il 27 giugno scorso, il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha proposto la modifica dell’emendamento, che toglieva definitivamente il carcere per gli accusati. La legge, che mirava a difendere i polacchi da “la responsabilità o la co-responsabilità allo stato polacco per i crimini commessi dal Terzo Reich tedesco”, era sempre stata duramente criticata dal governo israeliano. La proposta del 27 giugno era tuttavia stata accolta dallo Yad Vashem, l’istituzione del memoriale per la Shoah in Polonia, che l’aveva definita come “uno sviluppo positivo sulla questione dell’Olocausto”.
Passata la modifica all’emendamento, approvata definitivamente il 5 luglio 2018, ecco tuttavia risorgere le polemiche: secondo il premier Netanyahu e lo Yad Vashem, la legge “non cambierebbe nella sua essenza”, privando di fatto le vittime di aver giustizia.
Resta da attendere se i conservatori polacchi accetteranno di far passare un’ulteriore modifica, in virtù della convivenza con un passato scomodo.
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