Francia, la vittoria del colonialismo globalizzato?
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Ticinolive non condanna nulla e nessuno. Pubblica semplicemente un articolo sul tema del giorno, che pervade ossessivamente i quotidiani e i “social”. L’effetto sugli uni e sugli altri – Globalisti in delirio, Sovranisti ammutoliti – è sconvolgente e violento. Tacere sarebbe ridicolo. Ma, come scrive Chantal, il razzismo è bandito. (fdm)
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Colonialismo è una parola aspra, scomoda. L’opinione pubblica trema quando la sente, e la Francia lo sa. Questa, che raramente china il capo riconoscendo i propri errori nella Storia, è molto brava ad ascondere le proprie colpe e ricaccia l’onta del dominio impostale nella buona maschera dell’accoglienza. Tradotto: trasforma il dominio imposto all’Africa nei secoli passati in accoglienza antirazzista. Peccato che non sia così. E la realtà sia molto più tragica. Per la Francia, in primis, soprattutto. Non hanno vinto i francesi, se per francesi s’intendano coloro che condividono la cultura e la storia di Francia, non solo dalla baguette alla Tour Eiffel, quanto dalla coscienza del ruolo di De Gaulle piuttosto che di Giovanna d’Arco, anche se è pur vero che non occorre esser laureati in Storia per sentirsi parte integrante del proprio popolo. No, hanno vinto gli africani naturalizzati francesi, o gli africani di cittadinanza francese, in ogni caso africani, non francesi. Di Francia, solo il nome della squadra, insomma. Razzismo? Il razzismo è tabù, per favore, smentiamolo, parlino i fatti:
Dunque chi ha vinto, veramente, i mondiali? Dire Francia è ipocrisia, dire Africa è razzismo. Ammettere gli effetti del Colonialismo, però, è realismao. Quando due anni fa intervistai Marion Maréchal Le Pen, ella, confermando la buona malizia nel tramutare la colpevolezza in vittimismo, disse che anche l’Italia, con quindici anni di ritardo, stesse vivendo “gli stessi effetti del colonialismo che la Francia, quindici anni innanzi, aveva vissuto”, (dimenticandosi precocemente delle missioni in Algeria di nonno Jean, del quale ha quest’anno, ritiratasi dalla politica, tolto il cognome “scomodo” dalla sua pagina facebook, tenendo quello meno ingombrante del padre), ammettendo, se pur mistificata, una scomoda verità. Una verità che ora il Presidente Macron fa sua, capovolgendola a proprio vantaggio: ha vinto la Francia, la Francia multietnica, la Francia multirazziale, la Francia che guarda avanti, la Francia antirazzista, la Francia senza etnie, la Francia che sventola la propria bandiera ma nega la propria Storia. O meglio, ancora una volta, la capovolge.
E poi c’è il web che – maledizione! – proprio non tace. E ad acclamare la Francia non ci sta. “Si moltiplicano i post razzisti” piagnucola Repubblica.it, e questi razzistoni da tastiera, a tener la bocca chiusa proprio non ci riescono. Pensano al passato, quando ancora i francesi erano francesi, e il razzismo forse non c’era.
E poi ci sono gli italiani, che ripensano a quando, contro la Francia, vinse l’Italia. Era il 2006 e noi, bambini, festeggiammo, accogliendo quella canzone contro Zidane che ci avrebbe accompagnato sino ad oggi. l’unico problema era la testata di Zidane.
E in Francia si festeggia sì, com’è giusto che sia, o forse no. Le città messe a ferro e fuoco, vengono ferite nei propri cuori. Ha vinto una partita scomoda, che da un lato inneggia al dominio globalista, dall’altro impone di tacere le scomode polemiche. Donde, dunque, la libertà?
La libertà è nelle gesta d’un presidente che balla, sprezzante dello sguardo ironico del capo delle Russie, che plaude al capolavoro di cui egli è la punta di diamante: la distruzione del vecchio (bel) mondo. Adieu!
Chantal Fantuzzi
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Sono fatti estremamente scioccanti. Anni fa avevo detto in un'occasione "que la France est le Pays du charme". Pensavo a qualcosa d'altro, evidentemente.