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Mirante al cadreghino a scapito dei più deboli – Verdi del Ticino

Magnifico il titolo di questo attacco di sapore Bertoliano (i Verdi sono tornati all’ovile). Merita, da solo, la pubblicazione.

Noi, nei 120 lunghi anni della nostra vita, mai, nemmeno una volta, abbiamo votato socialista. Ma Amalia Mirante è una brillante candidata “socialdemocratica”, alla quale auguriamo di vincere.

Fermo restando che le possibilità restano tre: o Bertoli, o Mirante, o un tubo di niente.

* * *

I Verdi constatano cosgomento che per Amalia Mirante, candidata al governo per il partito socialista, un salario di 19.- orari sia una soluzione praticabile per il Ticino. Indecifrabile la scelta della candidata PS di sconfessare pubblicamente le posizioni del suo partito che di fatto ha sempre sostenuto di non accettare una soluzione inferiore a 20.- orari.

Risulta evidente come la candidata socialista stia facendo la sua campagna elettorale, strizzando non uno, ma due occhi, agli ambienti economici. Purtroppo questo avviene a scapito delle fasce più deboli della popolazione: accettare un salario di 19.- franchi orari, che equivalgono circa a 2’800 franchi al mese netti, significa accettare che le persone che lavorano a tempo pieno abbiano una condizione di lavoro peggiore rispetto a chi è a beneficio di prestazioni sociali. Questo non è accettabile e non permetterebbe di raggiungere lo scopo costituzionale votato ed approvato dalla popolazione. Queste cifre non farebbero che istituzionalizzare lo statuto di working poor, tagliando fuori dal mercato del lavoro i residenti.

Queste cifre e gli argomenti a sostengo sono quelli che sentiamo spesso da parte dei rappresentanti degli ambienti economici più contrari al salario minimo e che fino ad ora hanno fatto il possibile per impedire l’entrata in vigore di una legge d’applicazione ferma da 14 mesi nei cassetti commissionali. Approvare uno stipendio minimo di 2’800 franchi netti significa sdoganare ulteriormente la politica del dumping salariale e premiare quelle ditte che in Ticino vengono solo per sfruttare la manodopera a basso costo senza lasciare che le briciole alla popolazione residente.

I Verdi ribadiscono che un salario minimo sociale calcolato in maniera conforme a quanto indicato dal Tribunale Federale ammonta ad almeno 21,50 franchi orari, pari a circa 3860.- franchi lordi mensili. Questo è l’unico salario minimo veramente dignitoso che risolverebbe in buona parte il problema dei lavoratori poveri domiciliati in Ticino. I Verdi sono pronti a battersi affinché quanto votato dalla popolazione venga rispettato senza giochetti di prestigio e operazioni di marketing elettorale.

I Verdi del Ticino

Relatore

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  • Le lotte nel variopinto pollaio cantonale assumono sempre più tonalità iridate: verdi contro i rossi, i rossi contro i verdi, pur tuttavia le quote restan rosa, così come - solitamente - il primo cittadino vien chiamato sempre e ancora s…indaco.

    Ma, come molti probabilmente intuiscono, la “partitica” cantonale non può sfuggire ai diktat del “grande” sistema, checché lo si voglia negare. Il discorso sui massimi sistemi, nella nostra benamata terra, è sempre stato difficile. Vuoi per la lontananza da una vera stanza dei bottoni vuoi per il credo fatalista di lasciare ad “Altro” le scelte essenziali del vivere comune. Tutto vero quello che dice oggi sul CdT Orio Galli relativamente alle inconfutabili posizioni di Pietro Martinelli e Alessandro von Wittenbach: tre arzilli ex. Insieme fanno, di esperienza, più di… duecento. Se vi sembra poco.

    Certamente il “pensiero unico” attuale utilizza metodi all’apparenza soft, pur tuttavia ha un impatto devastante perché non ci sono antagonisti. Un vero e proprio sistema ideologico che partendo dall’ormai famigerata seppur lontana Scuola di Chicago, diffonde la buona novella del libero mercato, agito in centri produttivi “eterogenetici” situati in apolidi megalopoli e gestiti da truppe instabili eternamente mobili. Un’ideologia che è stata in grado di contagiare ogni aspetto dell’umano senza sollevare veri dissensi. (Leggersi il premio Pulitzer 2017 “Evicted”).

    Così per non apparire démodé, per non essere scomunicati, per non essere lasciati dal/dalla fidanzato/a, per poter pagare il leasing del suv, vedi tanti umani cantonali soffocare ogni presa di coscienza razionale, pur di non dover ammettere -anche e soprattutto a se stessi - di detestare (inconsapevolmente) il gramo pasto neoliberista servito dall’establishment. Quindi per istinto reattivo (auto-conservativo) tutti a dover (dovere) tifare “liberale”: neo-liberali, demo-liberali, ordo-liberali, liberal-liberisti, liberal-radical, liberal-socialisti, per paura di essere messi fuori dalla porta.
    Peccato, perché basterebbe un brevissima lista -ridotta all’essenziale- per definire con chiarezza i veri temi con i quali l’inesistente politica dovrebbe invece confrontarsi: la predazione economica, il consumo sfrenato delle risorse (anche territoriali) e il relativo darwinismo sociale.

    In breve discutere sugli effetti devastanti di una linea economica (quindi politica) stabilita da organismi privati (privanti) e subita dagli Stati, posti nel ruolo di ostaggio con la conseguente perdita di sovranità del cittadino. Quest’ultima spesso controbilanciata con l’aumento dell’aggressività interpersonale endemica e quotidiana, determinata da un aberrante individualismo. E qui ci sarebbe un lungo, anzi lunghissimo, discorso da affrontare - per esempio - prima di mettersi… al volante.

  • Le lotte nel variopinto pollaio cantonale assumono sempre più tonalità iridate: verdi contro i rossi, i rossi contro i verdi, pur tuttavia le quote restan rosa, così come - solitamente - il primo cittadino vien chiamato sempre e ancora s…indaco.

    Ma, come molti probabilmente intuiscono, la “partitica” cantonale non può sfuggire ai diktat del “grande” sistema, checché lo si voglia negare. Il discorso sui massimi sistemi, nella nostra benamata terra, è sempre stato difficile. Vuoi per la lontananza da una vera stanza dei bottoni vuoi per il credo fatalista di lasciare ad “Altro” le scelte essenziali del vivere comune. Tutto vero quello che dice oggi sul CdT Orio Galli relativamente alle inconfutabili posizioni di Pietro Martinelli e Alessandro von Wittenbach: tre arzilli ex. Insieme fanno, di esperienza, più di… duecento. Se vi sembra poco.

    Certamente il “pensiero unico” attuale utilizza metodi all’apparenza soft, pur tuttavia ha un impatto devastante perché non ci sono antagonisti. Un vero e proprio sistema ideologico che partendo dall’ormai famigerata seppur lontana Scuola di Chicago, diffonde la buona novella del libero mercato, agito in centri produttivi “eterogenetici” situati in apolidi megalopoli e gestiti da truppe instabili eternamente mobili. Un’ideologia che è stata in grado di contagiare ogni aspetto dell’umano senza sollevare veri dissensi. (Leggersi il premio Pulitzer 2017 “Evicted”).

    Così per non apparire démodé, per non essere scomunicati, per non essere lasciati dal/dalla fidanzato/a, per poter pagare il leasing del suv, vedi tanti umani cantonali soffocare ogni presa di coscienza razionale, pur di non dover ammettere -anche e soprattutto a se stessi - di detestare (inconsapevolmente) il gramo pasto neoliberista servito dall’establishment. Quindi per istinto reattivo (auto-conservativo) tutti a dover (dovere) tifare “liberale”: neo-liberali, demo-liberali, ordo-liberali, liberal-liberisti, liberal-radical, liberal-socialisti, per paura di essere messi fuori dalla porta.
    Peccato, perché basterebbe un brevissima lista -ridotta all’essenziale- per definire con chiarezza i veri temi con i quali l’inesistente politica dovrebbe invece confrontarsi: la predazione economica, il consumo sfrenato delle risorse (anche territoriali) e il relativo darwinismo sociale.

    In breve discutere sugli effetti devastanti di una linea economica (quindi politica) stabilita da organismi privati (privanti) e subita dagli Stati, posti nel ruolo di ostaggio con la conseguente perdita di sovranità del cittadino. Quest’ultima spesso controbilanciata con l’aumento dell’aggressività interpersonale endemica e quotidiana, determinata da un aberrante individualismo. E qui ci sarebbe un lungo, anzi lunghissimo, discorso da affrontare - per esempio - prima di mettersi… al volante.

  • Le lotte nel variopinto pollaio cantonale assumono sempre più tonalità iridate: verdi contro i rossi, i rossi contro i verdi, pur tuttavia le quote restan rosa, così come - solitamente - il primo cittadino vien chiamato sempre e ancora s…indaco.

    Ma, come molti probabilmente intuiscono, la “partitica” cantonale non può sfuggire ai diktat del “grande” sistema, checché lo si voglia negare. Il discorso sui massimi sistemi, nella nostra benamata terra, è sempre stato difficile. Vuoi per la lontananza da una vera stanza dei bottoni vuoi per il credo fatalista di lasciare ad “Altro” le scelte essenziali del vivere comune. Tutto vero quello che dice oggi sul CdT Orio Galli relativamente alle inconfutabili posizioni di Pietro Martinelli e Alessandro von Wittenbach: tre arzilli ex. Insieme fanno, di esperienza, più di… duecento. Se vi sembra poco.

    Certamente il “pensiero unico” attuale utilizza metodi all’apparenza soft, pur tuttavia ha un impatto devastante perché non ci sono antagonisti. Un vero e proprio sistema ideologico che partendo dall’ormai famigerata seppur lontana Scuola di Chicago, diffonde la buona novella del libero mercato, agito in centri produttivi “eterogenetici” situati in apolidi megalopoli e gestiti da truppe instabili eternamente mobili. Un’ideologia che è stata in grado di contagiare ogni aspetto dell’umano senza sollevare veri dissensi. (Leggersi il premio Pulitzer 2017 “Evicted”).

    Così per non apparire démodé, per non essere scomunicati, per non essere lasciati dal/dalla fidanzato/a, per poter pagare il leasing del suv, vedi tanti umani cantonali soffocare ogni presa di coscienza razionale, pur di non dover ammettere -anche e soprattutto a se stessi - di detestare (inconsapevolmente) il gramo pasto neoliberista servito dall’establishment. Quindi per istinto reattivo (auto-conservativo) tutti a dover (dovere) tifare “liberale”: neo-liberali, demo-liberali, ordo-liberali, liberal-liberisti, liberal-radical, liberal-socialisti, per paura di essere messi fuori dalla porta.
    Peccato, perché basterebbe un brevissima lista -ridotta all’essenziale- per definire con chiarezza i veri temi con i quali l’inesistente politica dovrebbe invece confrontarsi: la predazione economica, il consumo sfrenato delle risorse (anche territoriali) e il relativo darwinismo sociale.

    In breve discutere sugli effetti devastanti di una linea economica (quindi politica) stabilita da organismi privati (privanti) e subita dagli Stati, posti nel ruolo di ostaggio con la conseguente perdita di sovranità del cittadino. Quest’ultima spesso controbilanciata con l’aumento dell’aggressività interpersonale endemica e quotidiana, determinata da un aberrante individualismo. E qui ci sarebbe un lungo, anzi lunghissimo, discorso da affrontare - per esempio - prima di mettersi… al volante.

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