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Il Giappone ha azzerato il passato: Reiwa

Di colpo è stata festa in borgo. All’annuncio del nome della nuova era – Reiwa – in Giappone è stata una grande emozione.

Affollamento di fronte ai giardini imperiali, stormi di elicotteri sulla città, entusisasmo generale e salita in borsa per alcuni titoli il cui nome suona congeniale con “Reiwa”.

Dopo l’annuncio mesi fa dell’abdicazione dell’Imperatore Akihito, 85 anni, era nata la certezza che si fosse alla fine dell’era Heisei (raggiungimento della pace), ma non era noto ancora quale nome avrebbe scelto l’erede, il principe ereditario Naruhito (59 anni) per la sua nuova era. Un comitato che ha lavorato in segreto ha fatto la scelta “Reiwa”: due ideogrammi che uniti formano il significato “buono-auspicio” con ”armonia”. Scelta innovativa ricavata da un classico giapponese dell’ ottavo secolo, il “Manyoshu”, la raccolta di mille foglie, (nome della raccolta di poesie) – mentre per gli Imperatori del passato ci si era riferiti ai classici cinesi.

Il ministro Abe ha così commentato a proposito della nuova era Reiwa: “Un Giappone dove ogni persona può avere una speranza per il domani e che i loro fiori possano fiorire appieno”.

L’inizio di una nuova era non è solo un cambiamento simbolico. Con Reiwa, dal primo maggio, inizierà un nuovo calendario in Giappone; cambieranno le banconote, le monete, la data, i documenti civili ed ufficiali.

Il calendario internazionale e quello della nuova era però coesisteranno.

Io, ad esempio, per le autorità giapponesi sono nato nel 14mo anno dello “Showa”, periodo in cui regnava Hirohito, il nonno del futuro Imperatore Naruhito. Sarà il 126mo sovrano nella storia del Giappone, altro record nipponico. Entrerà in carica in un mondo diverso da quello del nonno Hirohito (Showa), attraversato da guerre, distruzioni, miseria, olocausto atomico.

Hirohito

Diverso anche da quello del padre Akihito (Heisei) alla ricerca di un’immagine di paese pacifico ed amichevole. Per Naruhito, Reiwa, il motto sarà: “condividere gioie e dolori del popolo, restando sempre vicino al loro modo di pensare”.

Il nuovo imperatore non avrà il privilegio di vivere in tempi facili. L’Estremo Oriente, se da un lato è e sarà il centro mondiale dell’economia, è anche un crogiolo di problemi; dall’emergere della Cina, potenza planetaria, all’incubo della atomica della Corea del Nord o il problema irrisolto di Taiwan; tanto per citarne alcuni…

Ma la domanda che sorge spontanea in merito a questo importante evento nipponico è: “Ma chi è l’Imperatore? Cosa c’entra con questo Giappone democratico?” Domande molto lecite per noi occidentali per meglio comprendere.

Nella tradizione del paese, l’Imperatore è una figura mitica con un retaggio al seguito di 2700 anni di storia di continua presenza. Con dentro di sé due anime distinte: è sempre stato una divinità importante nel pantheon shintoista (la cultura primitiva dei giapponesi) e anche – in certi periodi di storia – un leader politico. Il più importante, quello Meiji a metà dell’800, diede la svolta drammatica verso la modernizzazione e l’apertura del Giappone, al mondo.

Dopo le atomiche del ’45 che rasero al suolo il paese e la sconfitta finale, arrivò in Giappone un illuminato “conquistatore”, in quel momento (successivamente durante la guerra di Corea, il personaggio diede segni di squilibrio e quindi pensionato dal Presidente Truman). Sbarcò il Generale Douglas Mc Arthur, lo shogun americano. Questo uomo d’armi, capì bene cosa rappresentasse l’Imperatore Hirohito per i giapponesi. Comprese che se l’avessero eliminato, come fecero con gerarchi e politici al processo di Tokyo (1946-48) proprio per la sua figura divina nel Pantheon shintoista, avrebbe potuto scatenare una rivoluzione sociale pericolosa.

Vedere il film “Il Sole” di Sokurov per comprendere. Mc Arthur rimase così colpito da Hirohito, “disponete di me, ma non trattate male i giapponesi”, tanto da definirlo (nelle memorie dell’americano) “il primo gentiluomo del Giappone” . Mc Arthur lo salvò, ma lo costrinse a rinunciare pubblicamente alla sua figura divina.

Ma che cosa significa oggi? Cosa sarà l’Imperatore “Reiwa” per gli abitanti dell’Arcipelago?

Per i giovani prevale molta indifferenza dalle indagini di opinione; per chi ha più anni, egli è il “simbolo”, l’essenza della nazione, anche se i suoi compiti costituzionali sono molto limitati.

Non è più un dio per legge, come dichiarò pubblicamente: “sono un cittadino comune”, ma rimase e rimane in quella zona grigia dell’inconscio per tanti cittadini come un personaggio diverso, superiore. È l’erede di 27 secoli di storia di un paese.

Inoltre, fa parte di una dinastia seria che fa il suo dovere ogni giorno, schiva dai pettegolezzi ed incarna i valori giapponesi. Lealtà, impegno (fare le cose che devi fare bene), tradizione, semplicità.

Ho conosciuto, anni fa, il principe ereditario Naruhito, prossimo Imperatore Reiwa, in Ambasciata d’Italia a Tokyo. Mi ha molto colpito per la sua serenità. Un gentiluomo che sorride e parla delle sue gite in montagna .

E, con un minimo di sensibilità, si percepisce la sua aura.

Relatore

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