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La mega fusione tra FCA e Renault viene condizionata dalla politica. Ritirata l’offerta di Fiat Chrysler

L’annuncio di Fiat Chrysler Automobiles (FCA) del ritiro della sua proposta di fusione da 33 miliardi di euro, è stato dato in seguito ak tentativo fallito da parte dei membri del consiglio di amministrazione di Renault di prendere una decisione sull’offerta. I rappresentanti del governo francese, che è il maggiore azionista della Renault, avevano chiesto un rinvio del voto.

L’accordo tra le due società avrebbe dato vita alla terza casa automobilistica del mondo dopo la Volkswagen, che possiede Audi e Seat, e la Toyota, che possiede anche la Lexus, ma l’intervento della politica francese ha fatto capire che al momento non esiste la possibilità di procedere con successo per una tale combinazione. Avrebbe preso il posto della General Motors, proprietaria dei marchi Chevrolet, Cadillac, GMC e Buick.

Gli argomenti a favore delle mega fusioni tra aziende automobilistiche sono due e sono di grande importanza. Il primo riguarda l’eccesso globale di capacità nel settore automobilistico che sta costringendo le aziende a tagliare la produzione, chiudere gli impianti e licenziare i lavoratori. Il secondo, è che la vita del motore a combustione interna sta volgendo al termine. Il cambiamento tecnologico chiede di fare progressi verso le auto a guida autonoma, e la necessità di combattere l’emergenza climatica costringe le aziende automobilistiche a pensare a una nuova generazione di veicoli elettrici.

Questi importanti cambiamenti del settore, dopo 125 anni, pongono le aziende ad un bivio:  decidere di fare ingenti investimenti necessari per produrre le auto del futuro contro nuovi rivali emergenti, come la Waymo di Google (waymo.com), o diventare pezzi da museo.

Il legame tra l’italo-americana Fiat Chrysler e l’alleanza franco-giapponese di Renault, Nissan e Mitsubishi, avrebbe prodotto annualmente 8,7 milioni di veicoli e fatto risparmiare ogni anno 5 miliardi di euro che sarebbero stati condivisi e resi disponibili per l’attività di ricerca e sviluppo nella corsa per la produzione di veicoli elettrici e autonomi con connettività Internet. Le due società sono in qualche modo complementari, in quanto FCA è più forte nei mercati USA e SUV, mentre Renault è più forte in Europa e nello sviluppo di veicoli elettrici.

Il governo francese aveva dichiarato di essere favorevole all’idea di una fusione con Fiat Chrysler, ma ha voluto studiare le condizioni con maggiore attenzione, soprattutto in termini di sviluppo industriale di Renault e le condizioni di lavoro dei dipendenti. Il ministro dell’Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha dichiarato che non era necessario affrettare questo accordo, aggiungendo che il governo voleva garanzie sui posti di lavoro della Renault, una sede a Parigi e un posto all’interno della governance.

Gli investitori avevano accolto positivamente l’idea di fusione, spingendo le azioni di FCA in rialzo di quasi 8 punti percentuali, e le azioni di Renault in rialzo del 12%. Ma con i francesi, gli italiani, i giapponesi e gli americani che avevano bisogno di trovare un consenso nel consiglio di amministrazione di FCA, sarebbe stata necessaria un po’ di creatività.

Del resto John Elkann, che controlla la quota del 29% della famiglia Agnelli nel gruppo FCA attraverso la società holding Exor, aveva preannunciato che mettere insieme una casa italo-americana con una controparte parigina avrebbe messo alla prova il senso politico dell’accordo.

Dopo l’annuncio di FCA, che incolpava i politici francesi, oggi le azioni di Fiat Chrysler e Renault sono scese bruscamente negli scambi delle borse, e il fallimento dell’accordo potrebbe alimentare le tensioni politiche tra la Francia e l’Italia e compromettere le relazioni già difficili tra Renault e Nissan dopo lo scandalo del presidente Carlos Ghosn.

Da tempo Fiat Chrysler è alla ricerca di un partner. In precedenza aveva avuto colloqui infruttuosi con il gruppo PSA, multinazionale produttore di auto e moto vendute sotto i marchi Peugeot, Citroen, DS, Opel e Vauxhall, nel quale (anche qui) lo stato francese possiede una partecipazione.

MK

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