28 anni dopo lo storico sciopero del 1991, nel quale scesero in piazza in oltre mezzo milione, le donne ci riprovano e scendono nelle piazze svizzere per battersi per la parità di diritti e l’egual maschia retribuzione salariale.
Sostengono, forti delle affermazioni dei sindacati, che guadagnino il 20% in meno degli uomini e che abbiano poca rappresentanza politica.
Lotta al sessismo, quindi, e … alla famiglia. Stanche di battere i panni? Battendo su un punto che duole, quello dei ruoli all’interno della famiglia, le donne si battono anche per questo. Come afferma la Commissione federale per le questioni femminili (CFQF) anche 28 anni fa, lo stesso 14 giugno, le donne si batterono per le medesime cause, fermando il traffico.
Polemiche anche per lo sport, secondo cui sarebbe ancora un valido argomento che esistano sport “da uomini” “troppo pericolosi” per essere “da donne”, come lo snowboard, che, se femminile, sarebbe retribuito 4mila franchi in meno per gara.
La situazione sarebbe peggiorata dal 2000, per questo, sulla soglia della fine del primo ventennio del secolo, cavalcando l’onda del #Metoo e del pressante #Pride, le donne si mobiliteranno di nuovo anche per la propria identità sessuale.
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