di Filippo Lombardi e Giovanni Merlini, candidati PPD e PLR al Consiglio degli Stati
Abbiamo detto e ci teniamo a ribadire che vogliamo rappresentare insieme il Ticino al Consiglio degli Stati. Non solo per l’amicizia ed il rispetto che ci legano, ma perché convinti che i prossimi anni saranno decisivi per il ruolo del Ticino a Berna e della Svizzera nel mondo.
Dobbiamo combattere tanto il pessimismo generale diffuso dalle forze politiche che polarizzano la Svizzera, quanto l’autocompiacimento di chi crede che si possa sonnecchiare perché “tutto va per il meglio nel migliore dei mondi”. Ovvero che, siccome si è sempre fatto così, basta andare avanti così. I segnali di rallentamento dell’economia mondiale ed europea non possono lasciare indifferente la Svizzera. Siamo un paese senza risorse naturali e senza sbocchi sul mare, che deve il suo benessere solo alla qualità del suo lavoro e allo scambio con l’estero di beni e servizi competitivi.
Il rallentamento degli altri rallenterà anche noi, e se perdiamo competitività punirà più noi che gli altri. Per questo non possiamo rallentare ma dobbiamo anzi incentivare la formazione dei nostri giovani, l’aggiornamento delle nostre infrastrutture, l’innovazione aziendale e pubblica, l’interscambio con l’estero. Ben vengano in tal senso i trattati di libero scambio con paesi lontani che facilitano le nostre esportazioni, senza dimenticare che il nostro primo partner commerciale rimane l’Unione Europea, e che per continuare a trarne beneficio senza doverne far parte l’unica soluzione è la via bilaterale.
Fra l’altro, noi importiamo dall’Europa in proporzione più beni di consumo, e ce li possiamo pagare esportando in paesi lontani più beni di investimento, che vanno prodotti con una manodopera che spesso ci viene dall’estero, avendo una disoccupazione ai minimi storici. L’interdipendenza è altissima e il “sistema paese” svizzero vive di equilibri interni ed esterni delicati, e va difeso per il benessere di tutti
Al tempo stesso va però riformato. Il libro “Was wäre, wenn…?” (Cosa succederebbe, se…?) pubblicato due settimane fa da Avenir Suisse contiene 13 scenari provocatori di ciò che potrebbe succedere alla Svizzera se non si svegliasse dal torpore attuale, raggruppando le risposte in tre grandi capitoli:
Trovandosi ai margini geografici ed economici della Confederazione, il Ticino ha due priorità. In primis non perdere l’aggancio con una Svizzera che cambia rapidamente, anzi se possibile anticiparla grazie alla nostra creatività e flessibilità. In secondo luogo far capire le sue difficoltà e ottenere da Berna delle misure specifiche per:
Sappiamo che un numero crescente di Ticinesi teme per il proprio posto di lavoro e relativo livello salariale, per le pensioni, per la sicurezza, per l’ambiente. A questi Ticinesi vogliamo dare delle risposte di speranza e non di chiusura o di paura. Il miglior modo di prevedere il futuro è di costruirlo. Svegliamoci, per costruire insieme il futuro del Ticino e della Svizzera!
NOTA. Opinione scritta a quattro mani e pubblicata ieri sul CdT. Gli Autori fanno sapere che il dir. Pontiggia ha dato il nulla osta per la diffusione e la ripubblicazione.
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