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MOSE, un ventennio di polemiche (e di speranze) per salvare Venezia dal destino di Atlantide

Polemiche, nomenclatura, funzionamento dell’opera dell’ultimo ventennuii 

Il MOdulo Sperimentale Elettromeccanico, per gli amici (e anche per i nemici) MOSE è un complesso (per molti divenuto obsoleto, a causa dei lunghi tempi di esecuzione) sistema di paratie, per proteggere Venezia dall’acqua alta (acqua granda) e dalle inondazioni, come sta accadendo in questi giorni, anche nella Basilica di San Marco, allagata. Ecco una descrizione sintetica del MOSE, il costoso sistema che sembra aver fallito. 

Fu pensato negli anni ’80 e iniziato solo nel 2003, sarebbe dovuto essere  pronto nel 2016, ma i lavori sono ancora in corso. Il sistema di paratie mobili (su modello delle barriere mobili – decisamente meglio riuscite, anche se il Tamigi non è la laguna – che proteggono Londra dalle maree del Tamigi), è costato, finora, 5 miliardi e il costo si eleverà a 7 quando i lavori saranno ultimati.

I lavori iniziarono quasi 17 anni or sono e undici anni dopo, il 12 ottobre 2014, quattro delle 78 paratie furono sollevate per la prima volta. Due anni dopo, nel 2016, il MOSE doveva essere pronto, e invece…. Oggi è pronto solo all’85%. Sarà ultimato nel 2021, così, almeno, si spera.

Condanne e non solo

Per l’appropriazione di finanziamento illecito, sono avvenuti, in questi quasi quattro lustri, 35 arresti, 100 indagati tra i pubblici funzionari, per reati quali creazione di fondi neri, tangenti, false fatturazioni, per il quale furono condannati rispettivamente a due anni e 10 mesi e a quattro anni, l’ex presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan e l’allora ministro delle infrastrutture Altero Matteoli.

Ma come funzionerebbe il MOSE?

Tre le bocce della laguna: il Lido, Malamocco e Chioggia, che, chiuse dalle paratie, isolerebbero Venezia dall’Adriatico, entrando in funzione per piene previste di 1.10 m sino al record (fortunatamente mai accaduto, anche se l’ultima piena ci è andata vicina, con la sua marea di quasi 2 m) di 3 m. Le bocche avrebbero chiusura differenziata a seconda dei venti, della pressione e dell’entità delle maree prevista: risultato? nell’ultima inondazione solo all’estremo sono stati previsti i 1.87 m di marea, con l’intervento di – non previste – raffiche di vento di 100 km/h.

Bocca del Lido

Le paratoie sono 78, divise in 4 schiere: due alla bocca del Lido di 20 e 21 centimetri, e una ciascuna a Malamocco e a Chioggia, meno spesse. Costituite da strutture scatolari metalliche larghe 20 metri di spessore variabile, in media sui 4, sono connesse a cassoni di alloggiamento in calcestruzzo, vincolate ad esse attraverso le cerniere, che ne consentono il movimento.

Le paratoie restano piene d’acqua sempre, ma, in caso di alta marea, vengono svuotate tramite aria compressa, si sollevano, ruotano, emergono e s’innalzano per fermare la marea. Si chiudono in 4 o 5 ore, alzandosi in 30 minuti ed abbassandosi in 15. Non interromperebbero, tuttavia, la navigazione, permettendone una conca trasversale, per i mezzi di soccorso.

Le paratoie sono state tutte installate tra i 2013 e il 2014, con una prova di innalzamento di 4 nel 2014. Una chiatta è ferma da circa diciassette anni per l’impianto delle stesse.

Bocca di Malamocco

MOSE – Mosè, ma i fondali continuano a soffrire

E pensare che il MOSE anche se pensato solo negli anni ’80, ha una gestazione ancora più longeva: dopo l’alluvione storica che sfiorò, allora come allora, i 2 metri del 4 novembre del 1966 (1.94 m contro 1.87 del 12 novembre), la Magistratura indusse un concorso d’appalto già nel 1975, che si concluse però senza alcun vincitore. Solo nel 1981 vide la luce il MOSE, inzialmente chiamato sperimentalmente “il Progettone”, poi con il nome chiaramente riferito a Mosè con analogia all’aprirsi del Mar Rosso,

Per ora il MOSE non ha ancora avuto modo di dimostrare la propria potenza nel separare le acque della laguna dalle acque dell’Adriatico. Durante la sua realizzazione, il così chiamato “Comitatone”presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri addetto alla realizzazione dell’opera previde il ripristino dei fondali marini e degli habitat caratteristici quali barene e bassi fondali. Risultato? Ad oggi, nel frattempo, le foto subacquee del Cnr,  riferiscono le devastazioni dei fondali di Venezia per il traffico marittimo (soprattutto turistico, con le grandi navi da Crociera). Dal Bacino di San Marco al canale della Giudecca, Venezia vede i suoi fondali distrutti: dalla bocca di Malamocco entrano navi di 300 metri, con una stazze a volte superiori anche alle 100 mila tonnellate, che dai fondali sollevano detriti che vengono sospinti in tutte le direzioni, inquinando oltremodo la laguna.

Dietro alla Chiatta, un antico Osservatorio

E poi c’è la natura, connessa all’inevitabile storia

I fenomeni di subsidenza (abbassamento di livello del suolo,archeologicamente comune ed inevitabile) e di eustatismo (innalzamento del livello del mare) quest’ultimo dovuto anche al riscaldamento globale e allo scioglimento dei ghiacci, convergono tra loro e a rimetterci è, oltre che la natura, anche il patrimonio artistico – inestimabile –  di Venezia.

Relatore

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