Cile. Omicidi sospetti di donne “combattenti” e implicate nella protesta contro il governo: è questa la scia di sangue che sta imbrattando da giorni il Paese.
E’ dal 14 ottobre che in Cile si propaga una violenta guerriglia urbana, contro i costi del servizio pubblico. Dalla capitale Santiago del Cile, la protesta si è allargata in tutto il Pese: 2000 sono i feriti, mentre si contano 22 morti. Un bilancio sanguinoso, che vede la causa nell'”eccessivo uso della forza” da parte delle truppe statali, nella repressione della guerriglia.
Tra le vittime, si contano anche due morti sospette, probabilmente assassinate: l’una, femminista, artista di strada, combatteva per i diritti delle donne ed è stata trovata impiccata a un cancello; l’altra, fotografa, aveva documentato le proteste e le violenze correlate alla repressione.
Daniela Carrasco, detta “El Mimo“, artista di strada nata nell’84, 36 anni, è stata trovata morta dopo essere stata fermata dai militari cileni. Forzatamente prelevata dai militari, è stata rinvenuta cadavere, impiccata a un cancello. Secondo i medi a”ufficiali” si sarebbe suicidata ma, secondo i collettivi femministi, sarebbe stata torturata, violentata e impiccata.
Albertina Martinez Burgos, fotografa, è stata ritrovata cadavere nel suo appartamento la notte del 21 novembre: da qualche giorno non era più raggiungibile dai familiari per telefono. Sarebbe stata assassinata, questa, almeno, la pista che stanno seguendo gli inquirenti.
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