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Via col vento… Revival alla giapponese – di Vittorio Volpi

In inglese il mitico film si scrive “Gone with the wind” (via col vento).
In modo ironico la fuga di Carlos Ghosn dal Giappone è stata parafrasata come “Ghosn with the wind”. Perché con il vento,? Poiché’ è fuggito con un jet  privato Carlos Ghosn in in modo rocambolesco,( satirico e tragico per i giapponesi).Il grande boss dell’auto  mondiale è fuggito da Tokyo dove era detenuto agli arresti domiciliari.

Foto Wiki commons (Ecole polytechnique)


Si ricorderà che Ghosn allora presidente di ben tre case automobilistiche – Renault (francese) Nissan e Mitsubishi Motors (giapponesi), era stato arrestato il 20 Novembre del 2018, al suo sbarco a Tokyo con uno dei due jet privati al suo servizio.

La magistratura giapponese lo incriminava di evasione fiscale, abuso di potere, operazioni dubbie nel suo interesse e non concedeva domiciliari; bensì carcere duro senza la possibilità di comunicare con gli avvocati, né con i suoi famigliari. Cella ristretta, niente comunicazioni esterne.

È l’approccio giapponese di mettere alle strette finché un presunto colpevole confessi. E quando  passi per queste fasi più del 90 per cento degli inquisiti cede. Ma non Ghosn.

Come mai un tycoon come Ghosn alla gogna nonostante I comprovati successi per l’accordo Renault-Nissan da lui promosso e portato al successo in quasi due decenni?

Era diventato un idolo da anni, un intoccabile e gli si perdonavano anche le sue spese stravaganti e lo stile di vita da sovrano. Anche se all’interno di Nissan il fuoco covava sotto le ceneri e molto lo aspettavano in riva al fiume. Era nonostante tutto un sovrano straniero fatto non certamente amato nel Sol Levante.

E proprio lì dove lo aspettavano puntualmente arrivo’. Ghosn era mal sopportato per essere uno straniero che guidava una azienda giapponese di quel livello, storia e prestigio. E che faceva e disfaceva a suo piacimento più a favore dei francesi probabilmente che avevano maggioranze nei Consigli di amministrazione.

Ma negli ultimi tempi si dice mirasse e tramasse  per creare una holding di controllo che avrebbe del tutto subordinato la casa giapponese alla Francia. E qui Ghosn aveva passato il segno. Aveva provocato i potenti ministeri giapponesi che  mai avrebbero concesso che una vecchia azienda dell’establishment nipponico finisse in mani straniere.

Da lì la guerra a Ghosn con conseguente lancio delle pietre che i suoi nemici si erano tenute in tasca da tempo. L’arresto, l’incriminazione, carcere duro. Da pochi mesi tramutato in arresti domiciliari,  forti restrizioni e ritiro dei passaporti.

Lunedì la scomparsa segnalata anche da Beirut da Ghosn che dira’ tutto in una conferenza stampa il prossimo 8 gennaio.

Ghosn ha dichiarato che è fuggito da una giustizia ingiusta che ha inventato i reati.

Ma come è fuggito se non aveva passaporti e la sua casa era presidiata da guardie e telecamere?

Probabilmente sulla base di un piano preparato con gente forte esterna. Matrice turca? La sera una orchestrina si  era recata nella casa per uno spettacolo. E Ghosn sarebbe evaso dentro una cassa di strumenti musicali. Una volta fuori, poi,  verso un aeroporto di Osaka e quindi in volo per la Turchia indi in Libano dove è cittadino ammirato e celebrato ed è stato ricevuto a braccia aperte.

La sua fuga al di la del ridicolo per le autorità giapponesi – nulla è più grave in quella cultura di una perdita di faccia – forse fa pero’  tirare un sospiro  di sollievo a Francia e Giappone che eviterebbero di celebrare un processo imbarazzante che laverebbe troppi panni sporchi in piazza sui retroscena della collaborazione Renault-Nissan.

Vittorio Volpi

Relatore

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  • L'articolo di Volpi grande conoscitore ed estimatore del Giappone, ha passato in quel paese più di 30 anni, non mi meraviglia affatto. Anzi mi preoccupa se dovessi pensare che i giapponesi non sono stati capaci di "serrare le file" e farsi quindi in parole povere "turlupinare". Comunque è meglio attendere le dichiarazioni di Ghosn l'8 di gennaio. Sicuramente per il Giappone è stato uno smacco ma anche una certa "liberazione" dal
    fardello pesante che rappresenta pur sempre Ghosn. Non mi meraviglierei se chi ha aiutato ad evadere questo "cane sciolto" fosse poi in ultima analisi la Francia stessa, amica da sempre dei libanesi. Quando ero in Libano, tanti anni fa, la lingua ufficiale era il francese anche se veniva considerata dai mass media la Svizzera del Medio Oriente.
    Volpi ha scritto un bel libro sulla conduzione e sul marketing rifacendosi a personaggi molto illustri e suggerendo diversi principi fondamentali attuabilissimi anche nella nostra società liquida. Francesco Kestenholz

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