Bruno Costantini scrive tra l’altro (lo citiamo come Pensiero del giorno):
“Guido Tognola non può più sognare la riscossa dei tre seggi in Municipio il prossimo 5 aprile (d’altra parte il risultato dello scorso anno per il Gran Consiglio è molto relativo perché le dinamiche locali sono diverse e contano soprattutto le persone) e non sappiamo se il presidente cantonale Bixio Caprara abbia in mente qualche strategia per ridare ai liberali lo splendore di un tempo nel principale centro del Ticino. Il vero problema, non solo per il PLR, è la mancanza di una vera leadership. L’esempio più recente è la vicenda del salvataggio dell’aeroporto di Agno, con un Partito liberale che sul piano cantonale ha fatto una cosa e su quello comunale ne ha fatta un’altra con la strategia pasticciata del «sì, ma, però». Davanti al popolo, quando si tratterà di andare alle urne, che cosa racconterà?”
* * *
Approfittiamo della (ghiotta) occasione per formulare alcune personali riflessioni (personali significa: che coinvolgono unicamente lo scrivente).
È nostra opinione che l’on. Vicesindaco non avrebbe dovuto rinunciare alla candidatura. Ma, naturalmente, la sua decisione è sacra.
La rinuncia di Bertini (che potrebbe anche essere letta quale estromissione) dà un taglio netto ed è destinata a produrre degli effetti sul complesso della realtà politica luganese, nell’imminenza di una cruciale e combattuta elezione. In un certo senso essa “mette in movimento le cose”. Questo è, ai nostri occhi, un aspetto largamente positivo.
Scrive Costantini: “Guido Tognola non può più sognare il terzo seggio”. C’è chi sostiene – magari esagerando per scaramanzia – che a rischio sarebbe addirittura il secondo (cfr. le dichiarazioni di Badaracco e Valenzano Rossi). Una previsione non irragionevole recita (non l’abbiamo inventata noi):
— 3 seggi a Lega/UDC
— 2 seggi a PS/Verdi/partitini
— restano due seggi per PLR e PPD, il cosiddetto Centro. Con l’alternativa.
Come si è visto in occasione delle drammatiche Federali di ottobre-novembre il Centro è soggetto a dura pressione, e arranca. Il fallimento di Giovanni Merlini è stato spettacolare e addirittura l’invincibile Filippo ci ha lasciato (per un pelo) le penne.
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