Boris Johnson vuole uscire dall’Europa unilateralmente: il “divorzio” con l’UE prevederà anche, secondo gli ultimi dati, anche la fine con l’accordo universitario Erasmus, storico scambio europeo tra studenti universitari che, finanziati da (modiche) borse di studio possono passare un semestre all’Estero, presso università ospitanti, per conseguire esami o svolgere periodi di studio.
Nonostante l’opposizione liberaldemocratica della Camera dei Comuni, l’organo legiferante, ormai dominata dal biondo Boris, ha decretato: non appena sarà in vigore la Brexit, addio Inghilterra per gli studenti. Ma a protestare sono anche gli accademici.
E’ vero, è risaputo: molti degli studenti, la maggior parte, forse, si diverte. Il boom delle richieste è per la Spagna, il paese della “vida loca”, discoteche, ramblas, aperitivi. E, anche altrove, in Europa, la maggior parte dei giovani under 30 va più per divertirsi che per imparare.
Tuttavia, vero è che ci sono anche i noiosi “studenti modello” che semplicemente traggono beneficio e piacere dallo studio, e vanno, oltre che per moderatamente divertirsi, anche e soprattutto studiare, apprendere, produrre. Lo ammetto, sono una di questi. Ho avuto la fortuna di vincere la borsa di studio presso la prestigiosa University College of London (che normalmente costa 9mila euro all’anno per gli europei, 25 mila euro all’anno per gli studenti invece extra europei), e non ho certo perso questa occasione: a scapito del “divertimento” ho studiato, tutti i giorni tranne il sabato, nelle biblioteche di filologia classica londinesi. Il sabato andavo a visitare siti storici o archeologici del (letteralmente) favoloso medioevo inglese. Risultato di questo tour de force: quasi 200 pagine di tesi in inglese di filologia greca e latina. Un’estate spesa completamente votata allo studio, conclusasi in un ottobre di laurea con Lode. Rifarei tutto.
Mi dispiace, quindi, che chi abbia la mia eventuale, stessa, insolita (insana?) passione per tutto ciò che concerne l’Inghilterra, non possa vivere un’esperienza come la mia. O meglio, ragionando più egoisticamente, mi dispiace non poterla replicare, per la terza laurea che sto conseguendo in filosofia. Ah, Boris, Boris, che combini!
E pensare che Johnson ha studiato proprio lettere classiche, (il mio relatore, Emerito Prof. della UCL, mi disse, lo conosceva), e paradossalmente sarebbe lui a precludere ad un eventuale studente di lettere classiche un’esperienza similare alla mia. Lo so, il discorso è più ampio, le materie degli studenti sono molte di più (ben pochi, anzi, ormai, sono quelli a optare per filologia classica), e, in alternativa, per i paesi anglofoni resta sempre l’America con il bando Overworld, o università in cui la lingua è comunque l’inglese (e con l’Erasmus ce ne sono molte).
Se è destino, che Brexit sia. The show must go on.
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