Estero

La Turchia avverte l’Europa della nuova possibile minaccia terroristica targata Libia

Alla vigilia della conferenza di pace che si terrà domenica a Berlino sul futuro della Libia, il presidente turco Erdogan ha avvertito l’Europa che, se il governo libico guidato da al-Sarraj e riconosciuto dall’ONU dovesse cadere, potrebbe affrontare nuove e serie minacce da parte di organizzazioni terroristiche.

L’incapacità dell’UE di sostenere adeguatamente il governo di accordo nazionale di Tripoli verrebbe vista come un tradimento della democrazia e dei diritti umani. Le organizzazioni terroristiche come quello del fondamentalismo islamico salafita di Abu Bakr al-Baghdadi (Isis) e Al Qaeda, che hanno già subito una sconfitta militare in Siria e in Iraq, troveranno un terreno fertile per rimettersi in piedi.

Questo l’avvertimento di Erdogan che tenendo presente il fatto che l’Europa non è interessata a fornire sostegno militare alla Libia, la esorta a collaborare e lavorare insieme con la Turchia che ha invece già promesso assistenza militare inviando consiglieri e addestratori militari. “Formeremo le forze di sicurezza libiche e le aiuteremo a combattere il terrorismo, la tratta di esseri umani e altre gravi minacce per la sicurezza internazionale”, ha detto Erdogan, aggiungendo che la Turchia è la chiave per la pace in un paese come la Libia stanco della guerra.

La pace libica sarà discussa alla presenza di diverse potenze mondiali per la seconda volta in una settimana dopo che il generale Khalifa Haftar, considerato l’uomo della guerra, ha lasciato lunedì la conferenza di Mosca senza firmare l’accordo permanente sul cessate il fuoco. La conferenza era mediata congiuntamente dalla Russia e dalla Turchia, che hanno approfittato della negligenza europea causata dalle divisioni, soprattutto tra Italia e Francia, e che ha lasciato uno spazio per intervenire.

Le forze libiche orientali di Haftar, ovvero il rinnegato Esercito nazionale libico (LNA) con sede a Bengasi, sono state impegnate in combattimenti militari contro Tripoli negli ultimi dieci mesi uccidendo oltre 2 mila persone tra cui circa 300 civili e facendo evacuare decine di migliaia di persone. Erdogan ha messo in guardia il generale Haftar suggerendogli di cessare immediatamente gli attacchi contro Tripoli, pena una severa “lezione” militare. La Russia ha inviato mercenari a sostegno di Haftar, mentre la Turchia è venuta in difesa di Sarraj.

Il parlamento turco ha approvato lo spiegamento di truppe in Libia all’inizio di questo mese dopo la firma di un controverso accordo di sicurezza marittima tra Tripoli e Ankara. In merito a questo accordo la Grecia ha chiesto di essere inclusa nella conferenza di Berlino dove ci sono in gioco interessi vitali. Tra Atene e Ankara infatti esiste un profondo astio sulla giurisdizione marittima da quando nel 1973 la Grecia scoprì il petrolio nell’Egeo settentrionale. I due paesi quasi entrarono in guerra quando la Turchia inviò una nave esplorativa nel 1987.

Erdogan ha dichiarato che un’altra nave esplorativa statale inizierà quest’anno a condurre test sismici nella parte turca. Gli Stati Uniti hanno definito illegali le esplorazioni delle navi turche che già da un anno sono alla ricerca di petrolio e gas nelle acque al largo di Cipro.

L’imminente conferenza di pace a Berlino è un passo molto significativo. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invitato i leader di Turchia, Russia, Stati Uniti, Cina, Francia e Regno Unito per conferire con i due attori regionali principali nati da quando nel 2011 in Libia fu espulso il sovrano Gheddafi: da una parte Tripoli con il governo guidato da Sarraj riconosciuto dall’ONU e dall’altra le forze fedeli al generale Haftar della Libia orientale sostenute principalmente dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti. La Merkel si è rifiutata di divulgare il motivo per cui non ha invitato i rappresentanti del governo greco.

La Grecia ha avuto ieri una visita inaspettata da parte di Haftar che ha voluto intrattenere colloqui con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, affermando quest’ultimo che il generale Haftar si è impegnato a negoziare un nuovo accordo marittimo con la Grecia. Il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias, inoltre, ha dichiarato che Haftar ha minacciato di porre il veto a qualsiasi accordo che dispiaccia alla Grecia concordando che si deve riconoscere l’invalidità dell’accordo di sicurezza marittima tra la Turchia e il governo di Sarraj. Anche Russia, Stati Uniti, Israele ed Egitto hanno denunciato l’accordo marittimo dicendo che aumenta le tensioni nel Mediterraneo orientale.

Come se non bastasse, la conferenza di Berlino è minacciata dall’ultima mossa del generale Haftar che ha ordinato la chiusura di tutti i porti petroliferi che sono sotto il suo controllo. Il blocco dei principali porti libici comporta fermare le esportazioni di petrolio e l’arresto della produzione petrolifera, un atto che avrebbe conseguenze devastanti prima di tutto per il popolo libico che dipende dal flusso di petrolio e poi per gli effetti terribili sulla situazione economica finanziaria libica già danneggiata.

Secondo alcuni esperti  Turchia e Russia rischiano di trasformare un paese ricco di petrolio in una porta per migranti in Europa, a causa interventi simili a quelli già effettuati in  Siria.  

MK

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