Con 621 voti favorevoli, 49 contrari e 13 astenuti è stato approvato “l’accordo di divorzio” tra il Regno Unito e l’Unione Europea, La Brexit è ora realtà. Due i documenti che sanciscono l’indipendenza del Regno Unito dall’Unione Europea, entrambi sotto il nome di Withdrawal Agreement, la cui negoziazione è iniziata con Theresa May e terminata con Boris Johnson (quest’ultimo ha aggiunto sopratutto parti relative all’Irlanda del Nord, che ora si trova ad essere l’unico confine di terra tra Regno Unito e Unione Europea).
Tutelati i diritti di oltre tre milioni di cittadini europei che vivono nel Regno Unito, che potranno ricevere i benefici statali, ma è stimato che il “divorzio” costerà alle banche di Londra circa 36 miliardi di euro.
Ora fino alla fine dell’anno (con possibilità di proroga fino al 2022) si discuterà del seguito dell’accordo.
Alla votazione finale, che, com’era previsto, ha stabilito che l’Inghilterra sia libera di andarsene dall’unione Europea, c’è chi piange e chi festeggia.
Nigel Farage, “ammiraglio” dell’Ukip Party, ha sventolato, seguito da sorridenti e raggianti colleghi, le bandierine nazionali inglesi, orgoglioso della propria nazionalità prima inglese, piuttosto che europea.
Ma i deputati europeisti inglesi non la pensano così… sono, infatti, scoppiati in lacrime. Tra abbracci d’addio e commozione, hanno intonato “l’inno dell’addio”, celebre canto irlandese e americano.
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Il primo paese che rompe con l'UE... e uno dei paesi che foraggiava il sistema.
Un brutto sintomo.