L’ambito Pensiero del giorno viene oggi assegnato alla deputata PLR Natalia Ferrara (dalla Regione).
* * *
Questo passaggio dimostra che il pensiero di Natalia non è privo di lucidità. La sua (relativa) mancanza di successo politico è attribuibile (a nostro avviso) a certi atteggiamenti indisponenti che l’hanno resa impopolare.
Come tutti sanno, la più sublime forma di umorismo è quella involontaria. “Il PLR non ha saputo frenare…”. Sarebbe interessante capire quando mai ci ha provato.
Il PLR del presente è, ad ampia maggioranza, “politicamente corretto” ed estremamente conformista nei confronti di un potere partitico che persegue una linea (ai nostri occhi) perdente.
Alla caduta di Marina Masoni (aprile 2007) l’ala liberale del partito si è rapidamente dissolta e numerosi liberali “di destra” hanno incominciato a votare Lega. Oggi quell’ala – come forza politica organizzata – non esiste più.
Nel 2011 andò perso il seggio in Consiglio di Stato e il prezioso DECS passò ai socialisti.
Nel 2013 toccò a Lugano, la nostra amata Città. Lugano è il simbolo del declino liberale. Un dato recente. Alle Nazionali del 20 ottobre il PLR ha ottenuto – a Lugano – il 20,3 % dei voti.
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Con tutto il rispetto, sono convinto che le cose siano ben più complesse del pensierino del giorno…
Il liberalismo attuale non solo non sa scegliere se rincorrere la Lega, i democratici di centro, oppure i (denigrati) populisti… non sa bene dove collocarsi nel mondo tout court, anche perché la forma-mondo-economico-liberale - attualmente sofferente - (la patologia viene opportunamente nascosta ai più) si tenta di guarirla con un’impossibile ricerca di un…“realistico” equilibrio , predicando ineconomiche “regolazioni di mercato” (altrettanto utopiche), che tentino di (ri)mettere l’economia sotto un inimmaginabile controllo, tale da incentivare una retorica giustizia sociale nel rispetto di uomini, cose e… pianeta; insomma: sanare il crudele e distorto stato del mondo.
Il liberalismo contemporaneo è , dunque, un prestigiatore di contesti, dice di difendere l’ambito statale pur accettando la volpe capitalista, parla di condivisione civica, ma incentiva l’individualismo, propaganda l’economia privata mentre vuole controllare l’economia pubblica. Un un percorso politico che, vieppiù, perde di referenzialità: si apre a un paradigma illimitato aperto ad ogni significato… utilitaristico: l’accettazione, se non l’incentivazione delle disuguaglianze, è consustanziale al liberalismo.
Il forte, forse unico collante delle democrazie liberali, (neo-liberali, demo-liberali, ordo-liberali, liberal-liberiste, liberal-laburiste) è la crescita economica creata e sostenuta da un individualismo concorrenziale adattato agli imperativi della globalizzazione. Inevitabile infine che quando frutti della crescita si esauriscono o sono monopolizzati da una fortunata minoranza, elettoralmente parlando le cose possono mettersi male.
Inoltre molti dei presupposti liberali attuali si definiscono essenzialmente, se non esclusivamente attraverso lo sviluppo dell’utopia diversitaria di una città-mondo denazionalizzata, (perfino dis-occidentalizzata) per costruire l’ipotesi di un “sistema multiculturale economicistico” che mira all’abolizione di tutte le distinzioni tradizionali, anche di genere, determinando il primato della soggettività. Lo fa dequalificando moralmente, coloro (molti elettori persi) che osano criticare tale dogma, dottrina dominante delle élite liberali internazionaliste.
Quando si parla di una politica regionale,… liberale, minuta, circostanziale, da usare quale rimedio locale, si dimentica spesso che - quanto e quando - la struttura globale esige… anche il piccolo si dovrà pur piegare. Un politico (liberale) d’altri tempi ebbe a dire che, per quanto ci riguarda, “il grado di servitù attuale (relativo ai grandi sistemi) è tale da far perdere di vista la condizione stessa di servitù
Con tutto il rispetto, sono convinto che le cose siano ben più complesse del pensierino del giorno…
Il liberalismo attuale non solo non sa scegliere se rincorrere la Lega, i democratici di centro, oppure i (denigrati) populisti… non sa bene dove collocarsi nel mondo tout court, anche perché la forma-mondo-economico-liberale - attualmente sofferente - (la patologia viene opportunamente nascosta ai più) si tenta di guarirla con un’impossibile ricerca di un…“realistico” equilibrio , predicando ineconomiche “regolazioni di mercato” (altrettanto utopiche), che tentino di (ri)mettere l’economia sotto un inimmaginabile controllo, tale da incentivare una retorica giustizia sociale nel rispetto di uomini, cose e… pianeta; insomma: sanare il crudele e distorto stato del mondo.
Il liberalismo contemporaneo è , dunque, un prestigiatore di contesti, dice di difendere l’ambito statale pur accettando la volpe capitalista, parla di condivisione civica, ma incentiva l’individualismo, propaganda l’economia privata mentre vuole controllare l’economia pubblica. Un un percorso politico che, vieppiù, perde di referenzialità: si apre a un paradigma illimitato aperto ad ogni significato… utilitaristico: l’accettazione, se non l’incentivazione delle disuguaglianze, è consustanziale al liberalismo.
Il forte, forse unico collante delle democrazie liberali, (neo-liberali, demo-liberali, ordo-liberali, liberal-liberiste, liberal-laburiste) è la crescita economica creata e sostenuta da un individualismo concorrenziale adattato agli imperativi della globalizzazione. Inevitabile infine che quando frutti della crescita si esauriscono o sono monopolizzati da una fortunata minoranza, elettoralmente parlando le cose possono mettersi male.
Inoltre molti dei presupposti liberali attuali si definiscono essenzialmente, se non esclusivamente attraverso lo sviluppo dell’utopia diversitaria di una città-mondo denazionalizzata, (perfino dis-occidentalizzata) per costruire l’ipotesi di un “sistema multiculturale economicistico” che mira all’abolizione di tutte le distinzioni tradizionali, anche di genere, determinando il primato della soggettività. Lo fa dequalificando moralmente, coloro (molti elettori persi) che osano criticare tale dogma, dottrina dominante delle élite liberali internazionaliste.
Quando si parla di una politica regionale,… liberale, minuta, circostanziale, da usare quale rimedio locale, si dimentica spesso che - quanto e quando - la struttura globale esige… anche il piccolo si dovrà pur piegare. Un politico (liberale) d’altri tempi ebbe a dire che, per quanto ci riguarda, “il grado di servitù attuale (relativo ai grandi sistemi) è tale da far perdere di vista la condizione stessa di servitù