Primo piano

Per il PLR le frontiere chiuse non sono un tabù

Per far fronte all’emergenza Coronavirus il PLR sosterrà qualsiasi nuova misura decisa dal Governo

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Come chiunque sa, il PLR – a cominciare dal suo più alto esponente consigliere federale Ignazio Cassis – è sempre stato fermamente contrario alla chiusura delle frontiere, soprattutto (valutazione nostra) per il significato simbolico e psicologico che essa riveste. 

Negli ultimi drammatici giorni, tuttavia, la pressione è salita a livelli insopportabili e bene ha fatto il partito – con parole misurate e guardinghe – a cedere un po’ di terreno.

Bisognerebbe anche domandarsi (noi lo facciamo) quale effetto possa avere il Coronavirus sulle imminenti elezioni e sul voto del 17 maggio. Ragionando a spanne, si penserebbe favorita la Destra. Ma non sarà troppo semplice?

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PLR  Esprimiamo grande comprensione per le preoccupazioni della popolazione in merito alla situazione che stiamo vivendo e solidarietà verso chi è colpito dal contagio. Confermiamo ampia fiducia nelle nostre autorità federali e cantonali per l’approccio progressivo e proporzionato assunto nel corso della diffusione del Covid-19. La politica ha seguito il parere degli specialisti così come giustamente va fatto in una situazione di crisi come questa.

È evidente a tutti che prima si potrà invertire la curva di crescita del contagio, prima la vita di tutti i giorni – anche per le nostre aziende – riprenderà. La salute pubblica ha la priorità e l’obiettivo primario deve essere assicurare il corretto funzionamento delle strutture sanitarie. Per questo motivo per il PLR le frontiere devono restare aperte soprattutto per il personale sanitario indispensabile agli ospedali ticinesi e al settore sociosanitario, ammettendo ulteriori eccezioni solo in casi particolarmente giustificati. Quanto agli altri lavoratori provenienti dall’Italia, ogni ulteriore misura restrittiva che vorrà proporre il Consiglio di Stato al Consiglio Federale, competente in materia, raccoglie il pieno sostegno del PLR.

Il Ticino offre sufficienti soluzioni logistiche – dagli alberghi ormai vuoti alle strutture della protezione civile – per trattenere sul territorio il personale occupato dalle nostre aziende. Un discorso analogo vale anche per gli istituti scolastici, a patto che non si esponga la popolazione anziana, come i nonni dei bambini, ai rischi di contagio. Si potrebbe valutare se l’obbligo scolastico potesse essere perlomeno reso facoltativo per le famiglie che possono gestire la presenza dei propri figli senza particolari problemi.

In prospettiva, questa situazione dimostra una volta di più la forte necessità del Ticino di accelerare nello stimolare i nostri giovani ad affrontare formazione nelle professioni – ad esempio quelle sanitarie – nelle quali dipendiamo in modo significativo, se non addirittura eccessivo, dal frontalierato.

Con un occhio all’economia
Per contrastare i contraccolpi a livello economico sul nostro Cantone devono però anche essere messe in atto una serie di misure: in generale e a breve termine, si faciliti e semplifichi ad esempio l’accesso al lavoro ridotto e al sistema dei crediti per superare il periodo particolarmente difficile, anche attraverso un indispensabile monitoraggio della situazione.

Sul medio termine andrà poi sicuramente definito un pacchetto di misure di compensazione per far fronte alle pesanti conseguenze economiche negative del Covid-19 sulla nostra economia. Un pacchetto da definire in termine di contenuti e di volume a prescindere dal contributo straordinario della Banca Nazionale che, pur se benvenuto, è indipendente dall’attuale situazione. I criteri di aiuto andranno ponderati secondo priorità, individuando quelli più efficaci per la ripresa economica e evitando ogni abuso.

PARTITO LIBERALE RADICALE

 

 

Relatore

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