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Apro o non apro dopo il 19 aprile? – Il dilemma di Marco Chiesa

In Svizzera non credo, in Ticino sicuramente no

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Abbiamo trovato nel web questa presa di posizione lucida ed equilibrata – aggettivi che non si confanno a certi suoi avversari dalla contumelia facile e rabbiosa – e la proponiamo ai nostri lettori.

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Il 16 marzo 2020, il Consiglio federale ha proclamato “la situazione straordinaria” ai sensi della legge sulle epidemie fino al 19 aprile 2020.

Ritengo che la “situazione straordinaria” in Svizzera e lo stato di necessità in Ticino continueranno oltre questa data di riferimento. Il picco, citando le valutazioni del medico cantonale, non sembrerebbe ancora raggiunto.

L’UDC, oggi, ha avanzato in un documento delle proposte per il dopo emergenza Coronavirus, al fine di organizzare una riapertura graduale e ordinata delle attività nel nostro Paese. Queste proposte non concernono però il Ticino, in quanto Cantone particolarmente colpito da questa infezione, e sono state considerate premature da tutti i rappresentanti del mio partito e dal gruppo di lavoro. L’UDC intende per giunta mantenere le frontiere chiuse anche dopo la fine dell’emergenza in maniera tale che il virus non torni a diffondersi.

Sarà dunque difficile, se non impossibile, per il nostro Cantone riprendere la sua quotidianità in tempi brevi, purtroppo, anche perché fino a quando la Lombardia non avrà risolto la sua crisi sanitaria, è impensabile far ripartire completamente l’economia cantonale e la mobilità territoriale.

Altro discorso è la Svizzera interna. Sono sorpreso di come i contagi oltralpe non siano ancora drammaticamente cresciuti nella misura in cui molti ritenevamo succedesse, io compreso. Non glielo sto augurando, noto solo che loro hanno delle premesse molto diverse dalle nostre. I sei Cantoni della Svizzera centrale e i 7 della Svizzera orientale, tutti insieme, ad esempio, si ritrovano con gli stessi positivi COVID-19 del solo Ticino. Una bella differenza!

Io avrei atteso ancora una settimana prima di parlare pubblicamente del futuro economico e dei posti di lavoro nel nostro Paese, ma evidentemente chi è molto meno colpito di noi al di là del Gottardo e crede, a ragione o a torto, che l’epidemia non si manifesterà nelle proporzioni che hanno conosciuto i Cantoni di frontiera, morde il freno. Anche da noi molti indipendenti e piccoli imprenditori ticinesi con cui ho discusso temono di non farcela, ma sono coscienti che i numeri non permettono di allentare ora la presa.

Ciò che mi importa dunque, in questa discussione sul futuro, è che il federalismo delle misure, ossia la possibilità di un Cantone di applicare scelte diverse in funzione delle condizioni in cui versa, sia manutenuto e sostenuto dal mio partito e che nessuno pensi di imporci ciò che non riteniamo opportuno per la nostra popolazione.

Mi fa piacere che vi sia stata l’unanimità nel gruppo parlamentare dell’UDC riguardo a queste due richieste mie e di Piero, assieme a molte dichiarazioni di sostegno e incoraggiamento al Ticino.

Marco Chiesa, consigliere agli Stati

 

Relatore

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