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Occhio all’Asia, perché? – di Vittorio Volpi

Il Comunismo cinese
Dopo anni di sofferenza l’irresistibele ascesa di Xi Jinping

Oggi più che mai l’Asia e soprattutto la Cina sono nell’occhio del ciclone. Più che la geopolitica, il coronavirus ci sta mostrando che il “new normal” (il nuovo normale) è ormai un fatto consolidato.

Immagine Pixabay

Il secolo corrente è quello del confronto fra due superpotenze: la Cina e gli Stati Uniti. Il campo di battaglia, volendo usare una metafora, l’estremo Oriente, il Pacifico. Il motivo? Perché è in corso una transizione del potere e dell’economia verso l’Asia. Dall’India al Giappone vivono i due terzi della popolazione mondiale. Tante risorse.

Aprendo gli occhi ci accorgiamo che i rapporti di forze fra le due superpotenze sono cambiati. Ai tempi della SARS-CoV, altra epidemia del 2002 che colpì Cina e dintorni, il peso dell’economia cinese era all’incirca del 5%, ora supera il 15% ed il 30% dell’export del globo. Il peso della Cina nel militare è cresciuto esponenzialmente, ancora lontano dagli USA di qualche decennio, ma il gap si restringe. La spinta tecnologica è forte. Grande obiettivo il 2025 per la parità in molti comparti del nuovo.

Tutte queste previsioni le scrivemmo, il Prof. Franco Mazzei (Università Orientale) ed io, in un saggio “Asia al Centro” nel 2006 edito dall’Università Bocconi che fu ben ricevuto.  Sottolineavamo l’importanza per noi europei di capire meglio quei paesi e le diverse culture del perché sarebbero diventati sempre più importanti, entrando in pieno nelle nostre vite. Culture millenarie, ma molto diverse dalle nostre.

Scrivevamo delll’importanza dei leaders cinesi dopo le tragedie di Mao morto nel 1976 ed in particolare di Deng Xiaoping che guidò l’apertura del paese puntando sulle quattro modernizzazioni e con i seguenti slogan: “arricchirsi è onorevole”, “non m’importa se il gatto è bianco o nero purché prenda topi”.  Il suo ruolo fu determinante per la straordinaria svolta che impresse all’economia. Fece uscire dai confini della povertà centinaia di milioni di concittadini.

Per comprendere meglio cosa sia la Cina oggi bisogna fare dei passi indietro per capire come il leader indiscusso Xi Jinping sia arrivato al potere, come funziona la macchina del Partito, come pensa oggi l’Imperatore della Cina, come alcuni definiscono Xi.

Innanzitutto è assodato che al vertice non ci si arrivi da incompetenti. Per salire di rango ci sono dure selezioni, esami. Leggere al riguardo le ricerche di Richard MsGregor. Diciamo che se non fossimo in presenza di un Partito Comunista autoritario, il modello  sarebbe ”meritocratico”. Ricordiamo che il PCC conta ben 90 milioni di membri.

Xi, nato nel ’53, doveva essere un principe della rivoluzione perché era figlio di un fidato collaboratore di Mao. Purtroppo nel ’62, a nove anni, la sua vita cambiò dal giorno alla notte. Mao, in preda alla paranoia, fece arrestare suo padre, fu umiliato ed incarcerato durante tutta la rivoluzione culturale. Incomincia per il giovane Xi un periodo terribile, costretto a denunciare il padre, a lottare per sopravvivere, mandato in campagna a spalare letame e per essere rieducato. La sorella (Xi Heping) provata dagli abusi, si suicida…

Foto Wiki commons (Kremlin.ru) – https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/deed.en

Xi  diventa “più rosso dei rossi”,  vuole recuperare e scalare posizioni. Incredibilmente non lo vogliono nel Partito. È bocciato per ben 9 volte, alla decima passa. Può studiare all’università Tsinghua a Pechino con un posto di lavoro nel Partito. Finalmente a 44 anni ottiene un seggio nel Comitato Centrale. La sua vera carriera è nello Zhejiang dove è l’artefice di una crescita economica spettacolare. Si dimostra un bravo amministratore mantenendo un basso profilo, evitando sfoggio di ricchezze, al contrario di altri colleghi.

Il suo “marchio di fabbrica“ sarà sempre la lotta alla corruzione, sostenere quelli capaci..ma grande ambizione e forza di carattere.

La svolta avviene nel  2009. A seguito di gravi scandali, è nominato membro del Comitato Permanente-Politburo. Le sue scelte di “uomini giudiziosi”,“affidabili” e “non carismatici” lo portano al vertice. Nel 2011  sarà nominato Segretario del Partito e nel 2012 Presidente della Repubblica Popolare. Si profila come “portavoce” del numero ristretto di partners, ma accentra su di sé i poteri del Partito, Militare e Stato. Neppure Mao arrivò a tanto.

L’ultimo atto è una riforma che gli dà mandato senza scadenza con 4 obiettivi: ridare vita al Partito – nuovo vigore al nazionalismo ed al patriottismo – terza rivoluzione economica – forze armate che “combattono e vincono”. In sostanza, ” il sogno cinese” di Xi è di riportare la Cina “paese centrale” in Asia, come lo fu per secoli.

Solo conoscendo la storia cinese soprattutto da Mao in poi si può tentare di capire come si muove la Cina; come Xi usi il suo “soft power”, non quello delle armi, ma quello più sottile e potente della proattività in campo mondiale che dà dei punti a Washington, come stiamo osservando.

Insomma un leader forte, ma che sa che cos’è la vita, le sofferenze, il lavoro duro.

Vittorio Volpi

Relatore

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