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Coronavirus. La Fase 1 ha lasciato un segno profondo sulla popolazione – Intervista a Tiziano Galeazzi

In questa intervista un (tendenziale) Negazionista bombarda di domande un affermato Rigorista, che si è messo in luce a più riprese nei tormentosi mesi che abbiamo vissuto.

Io non nego concretamente il Virus ma (piccola provocazione) troppa gente lo ama. Con la scusa dello Stramaledetto ci viene sottratto – ogni mese, che dico, ogni giorno, passo passo – un pezzetto della nostra già scarsa e precaria libertà.

Per tacere dell’informazione, ridotta a un incessante brainwashing al quale la gente non è in grado di opporsi.

L’on. Galeazzi è deputato UDC e capogruppo in consiglio comunale a Lugano.

Un’intervista di Francesco De Maria.

* * *

La follia del Coronavirus è esplosa da quattro (o cinque) mesi. Sono accadute tante cose, il materiale è già immenso. Con questa intervista vorrei fare il punto della situazione, guardando al passato, al presente e al futuro.

Francesco De Maria  Lei sulla Pandemia ha idee molto precise. Posso considerarla un “rigorista”, attribuendo al termine il suo significato più ovvio?

on. Tiziano Galeazzi  Sul rigorista ha ragione e non è da intendere colui che tira dal dischetto degli undici metri nel gioco del pallone… 🙂

Con il passare delle settimane si manifesta sempre più un “partito” che per comodità chiamerò “negazionista”. Proclama ad alta voce: l’informazione di regime è ossessiva, non se ne può più, si può sapere come contate i morti, il virus ha perso vigore, mandate l’economia alla rovina, desocializzate e fate impazzire la gente, eccetera. I negazionisti hanno qualche ragione e qualche diritto o sono semplicemente dei provocatori?

Seguendo tutto quanto successo da gennaio ad oggi, si ha l’impressione che la verità stia nel mezzo. Troppi attori, tra esperti e politici internazionali che si sono esposti  dicendo tutto e il contrario di tutto, a tal punto che qualcuno ha perso credibilità.  Vi sono comunque manovre politiche poco chiare, interessi economici non ben definiti e ancora oscuri. Chi ci guadagna e chi ci perde da Covid19? Nessuno con certezza lo saprà mai. Dalla negazione e disinformazione cinese iniziale, alla confusione dilettantesca nell’OMS, alle case farmaceutiche che capitalizzano miliardi in borsa senza aver ancor trovato il vaccino. Stati che si sono trovati, dal giorno alla notte, in braghe di tela con i propri Welfare e Healthcare. Debiti statali fuori controllo, istituzioni internazionali e banche a dividersi i miliardi di aiuti che molti paesi non vedranno mai. Insomma, diciamo che questi eventi sembrano proprio reali e sono visibili. Poi però vi sono misteri sul virus, (da laboratorio o naturale?) agli agenti untori cinesi inviati da Pechino per infettare il pianeta e poi poter acquisire e investire nelle aziende estere fallite. Oppure la fondazione Gates e il suo coinvolgimento sia nell’OMS che nella conoscenza del virus già anni fa. Ebbene un mix di notizie che forse messe tutte assieme potrebbero, un giorno, dare un quadro completo su tutta questa “prima” pandemia globale del XXI secolo.

“Finita questa pandemia, potremo rilassarci per cinque minuti e poi dovremo pensare alla prossima”… ( da Spillover di David Quammen)  e ne sono convinto pure io….

Come giudica colui che potrebbe essere considerato il campione dei negazionisti, il presidente brasiliano Bolsonaro?

Non sta a me giudicare i negazionisti o altri in questa faccenda. Tanto meno il Presidente Bolsonaro. Giudicheranno i brasiliani alle prossime elezioni. In ogni modo non è stato l’unico leader di un paese, prendere il Covid19 sottogamba e riderci sopra inizialmente.  Nemmeno la Svizzera è stata cosi accorta e preoccupata nel mese di gennaio, durante le prime avvisaglie ufficiali cinesi, tanto meno nei confronti del Ticino a fine febbraio, quindi al massimo giudichiamo i nostri “atleti di casaSvizzera e casaTicino” che non hanno brillato entrambi tra gennaio e febbraio.

Siamo arrivati alla metà di luglio. Le notizie che giungono da varie regioni del mondo sono cariche di preoccupazione. Oggettivamente, in quale situazione si trova il Ticino? Perché non ci sono più morti?

Fortunatamente non vi sono più stati decessi e questa è la notizia principale.

Sui casi che stanno progredendo in Svizzera e sporadicamente in Ticino vi è da stare in allerta con le orecchie tese. Può darsi che questa fase 2 sia lieve rispetto a quanto si pensasse, ma potrebbe peggiorare nei primi mesi autunnali e invernali, In ogni modo a differenza d’inizio anno, ora si sa con cosa e con chi si ha a che fare.

Come valuta la gestione della crisi da parte del Consiglio di Stato e dello stato maggiore di condotta? Dove sono stati abili? Dove sono stati deboli?

Abili sicuramente ad imporsi verso il resto della Svizzera, siamo stati il “Cantone zero” e abbiamo, in termini scherzosi, svegliato “l’orso bernese che dormiva pacificamente nella sua tana ovattata federale”.

Deboli sul da farsi iniziale, dove avevamo esperti in virologia e quant’altro e ognuno dava una versione propria all’emergenza, mandando in confusione la popolazione. E’ stata sottovalutata la tempistica nel periodo di carnevale (Rabadan) dove andava bloccato, avendo un vantaggio sulla Lombardia di due settimane.

Sull’informazione pure siamo stati alquanto ruvidi, specie con gli anziani over 65. Non parliamo della chiusura sì o no delle scuole. Mentre la mancanza di materiale sanitario ha fatto il resto.

In fine ma non da ultimo le case per anziani e i drammi capitati. Un capitolo che merita un’analisi approfondita in seno alle Istituzioni cantonali. Nell’insieme ho già avuto modo di scrivere pubblicamente che, a mio parere se si arrivasse a una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sarei favorevole a sostenerla, a condizione che questa porti insegnamenti, misure, indicazioni, condizioni e obiettivi per implementare uno nuovo Piano operativo sanitario e pandemico cantonale in sostituzione di quello superato dagli eventi che è datato 14 dicembre 2007.

Lei è anche consigliere comunale a Lugano. Come se l’è cavata il Municipio in questo difficile frangente? Ha saputo gestire adeguatamente l’esuberanza e l’indisciplina dei giovani?

A mio giudizio a livello globale sì, ovvio che vi sono sempre margini di miglioramento ma Lugano ha imparato come tutti i comuni ticinesi ad affrontare la pandemia. Inoltre i comuni dovevano e devono sottostare a normative emesse dalla Confederazione e dal Cantone. Hanno pochi margini di manovra durante le fasi di “situazione particolare e straordinaria” ordinate dall’alto.

Sui fatti della Foce, se intende questo, sì, il Municipio ha fatto bene a dar una regolata a un modo di comportarsi poco onorevole da parte di qualche maleducato strafottente.

Il Virus è il male, contagia e fa morire. Ma a mio avviso l’elemento di maggior rilievo in questa vicenda planetaria è l’informazione: che è universale, totalizzante, ossessiva. 1) Su una parte “ufficiale” vastissima (i media di Stato e i media privati dominanti) si innesta 2) il diluvio dei portali e dei social. Il risultato è tremendo. In sostanza… non si parla d’altro da mattina a sera. Non è una situazione malsana? Il corpo è la vittima designata del “Corona”, ma la psiche? Non c’è un danno sociale evidente dovuto all’isolamento e alla costrizione?

Sicuramente la situazione nella Fase uno della pandemia ha lasciato un segno profondo nella popolazione. Non solo dal lato medico ma anche da quello psico-sociale e nella libertà individuale. I media sicuramente hanno influenzato parecchio così come i socialnetwork. Quest’ultimi potenzialmente innovativi nelle interrelazioni ma anche distruttivi nelle informazioni di massa. Sistemi questi che da qualche anno sono utilizzati proprio quale mezzo di massa per influenzare  grandi e importanti eventi. Vedi elezioni americane, rivolte popolari e richiami di massa nelle piazze. Armi che se utilizzate male possono fare danni incalcolabili. Sono visti come  i mezzi moderni per le rivoluzioni e i rovesciamenti di governi.

La Confederazione, reagendo rapidamente alla pandemia, ha elargito prestiti ed aiuti a fondo perso per un ammontare altissimo. Come valuta l’efficacia di questa operazione?

Sull’efficacia e rapidità d’intervento della Confederazione in aiuto all’economia siamo stati migliori di molti altri paesi. Nel  rovescio della medaglia abbiamo però troppo facilmente elargito denaro senza un minimo di controlli e i risultati oggi escono pian piano. A Zurigo oramai i casi di truffa aumentano di giorno in giorno e in Ticino fino a qualche giorno fa, erano più di una decina i casi accertati. Mi aspetto che ne usciranno altri prossimamente. Furbetti del quartierino che in barba all’etica e la responsabilità collettiva, hanno semplicemente truffato e rubato. Il tutto ovviamente a danno della collettività e di coloro che, onestamente, hanno utilizzato questi mezzi per salvare l’azienda e i posti di lavoro. Saremo cosi chiamati tappare i buchi lasciati da questi ladri.

Le modalità burocratiche per l’ottenimento dei fondi erano volutamente “snelle”. Potevano verificarsi degli abusi, ed è importante capire in quale misura. So che lei ha presentato un’interrogazione al Consiglio di Stato sui cosiddetti “furbetti del quartierino”. Ha ricevuto risposta?

Certo, come ho scritto sopra, al momento delle risposte governative risultavano una decina di inchieste presso il Ministero pubblico ticinese. Non credo siano tutte…

Ai primi di settembre incomincia la scuola. Come dovrà organizzarsi? Quanto sarà diversa dalla scuola di prima?

Sicuramente ci saranno novità. Attualmente hanno tre varianti e vedremo quale verrà scelta dal DECS in base agli eventi e allo sviluppo o meno della situazione pandemica.

Il 27 settembre si voterà su temi importanti, in particolare sull’iniziativa “di limitazione” lanciata dall’UDC. La pandemia potrà influenzare il risultato? Se sì, in quale direzione?

Una partita tutta da giocare; mi auguro che la popolazione capisca la gravità della situazione venutasi a creare negli anni con la scellerata libera circolazione.

La pandemia in corso ha dimostrato che la Svizzera dovrebbe contare maggiormente sulla propria popolazione e incentivare maggiormente la formazione scolastica, le riqualifiche professionali, l’apprendistato e valorizzare di più la manodopera indigena. I settori lavorativi che più ci hanno dimostrato, nel lockdown, necessità nel promuovere l’occupazione interna risultano essere:

il settore medico, il sociosanitario, l’alimentare e l’artigianale e pure il terziario che oggi impiega personale estero in eccesso. Vi sono state banche, fiduciarie e assicurazioni che hanno avuto una gran fetta di personale estero bloccato in homeworking (lavoro da casa) oltre confine. Questo la dice lunga…

Che cos’è per lei, visto da oggi, il “ritorno alla normalità” sul pianeta? Quante settimane, mesi, anni ci vorranno per riconquistarla?

  • Finita questa pandemia, avremo 5 minuti per rilassarci e poi dovremo pensare alla prossima – (..)

Cosi David Quammen si espresse in TV nel mese di maggio. Lo scrittore è l’autore di “Spillover” che sto leggendo e fu scritto nel 2012 ma con le ricerche fatte in tutto il mondo ben prima. Quindi, forse non ci potremo più attendere un ritorno alla normalità (comunque da discutere quale fosse la normalità) fino a gennaio 2021.

In ogni modo tante parole sono state dette e scritte sui media durante il lockdown. Politici, medici, persone dello spettacolo, vips, giornalisti e altri, che il mondo fosse cambiato dopo il Covid19. La gente sarebbe stata più sensata, cambiata nel proprio io, meno litigiosa, più altruista, meno inquinante e più ecologica, più sociale e meno material-individualista. Sono stati scritti romanzi… (con alcuni pensieri sui social mi ci metto anch’io nella lista per un “mondo migliore”…)

Ebbene caro Francesco, basta uscire di casa oggi e ritorni immediatamente al passato, come se non fosse successo nulla. Come se Covid19 fosse stato un incubo immateriale collettivo di massa. Ma si dovevano riempire i giornali e le pagine social con qualcosa no? Perché a casa ci si annoiava… parole … parole… solo parole….

A conclusione di questa lunga intervista, una questione di cui ancora non si discute ma che ben presto si dovrà affrontare. Una volta arrivato il tanto agognato vaccino, che succederà? Sarà una operazione di massa oppure fatta con libertà di scelta, come nelle nostre tradizioni elvetiche, dove sarà l’individuo a decidere di iniettarselo o meno?

Sul vaccino vi sono tante teorie in corso e sicuramente molte speculazioni e pure interessi miliardari in gioco. Sarà una guerra tra nazioni per ottenerlo! La domanda è comunque pertinente e molti oggi non se la pongono ancora. In ogni modo si dovrà affrontare la vaccinazione. Molte di quest’ultime, per  svariate patologie, sono risultate e risultano essere determinanti, ma questa come e cosa sarà?

Trovata e creata di fretta e furia, con pochi esperimenti e senza conoscere gli effetti collaterali che procurerà in futuro sui vaccinati. Insomma un “vaccino di guerra” stile first aid. (primo soccorso).

Quando arriverà in Svizzera mi auguro ci possa essere un protocollo sistematico per definire chi, come e quando vaccinare, ma da voci di oltre Gottardo, sembra che vi siano discussioni, nella Berna federale, sulla possibilità di obbligare alla vaccinazione tutta la popolazione residente in Svizzera.

Come con l’applicazione del TracingCovid anche con questa idea, non mi trovo allineato alla possibilità di un obbligo di vaccinarsi.

Esclusiva di Ticinolive

Relatore

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