Estero

Gli USA impegnati in un intenso confronto con la Cina

 


La 
Cina ha recentemente ordinato agli Stati Uniti di chiudere il proprio consolato nella città cinese meridionale di Chengdu, come ritorsione dopo che il governo statunitense l’ha costretta a chiudere il consolato cinese a HoustonIl brusco ordine dato all’inizio di questa settimana dall’amministrazione Trump è stato preso sulla base di un presunto tentativo da parte dei cinesi di rubare proprietà intellettuale americana

Funzionari statunitensi descrivono il consolato cinese di Houston come un covo di attività di spionaggio. Il punto di vista di alcuni editoriali però è che Trump stia perseguendo un’offensiva sconsiderata progettata per rafforzare la sua campagna di rielezione e non per gestire davvero la complicata sfida con il regime di Xi Jinping. La conseguenza che gli esperti temono è che i canali di comunicazione si ridurranno impedendo la comprensione sulla situazione interna della Cina. 

Una retorica, quella della chiusura dei consolati, adatta più alla campagna elettorale non per raggiungere gli obiettivi di sicurezza nazionale annunciati, in quanto la maggior parte degli hackers agiscono dalla Cina e non da Houston. Gli analisti confermano anche che le altre misure adottate da Trump, come l’imposizione di tariffe sul commercio USA-Cina e il limite dei visti per studenti, stiano danneggiando lavoro ed economia americana senza influire sul comportamento cinese. 

L’amministrazione Trump dunque starebbe rendendo più difficile la relazione diplomatica già tesa tra Stati Uniti e Cina. “Gli Stati Uniti non tollereranno le violazioni della Cina sulla nostra sovranità e le intimidazioni del nostro popolo, così come non abbiamo tollerato le pratiche commerciali sleali della Cina, il furto di posti di lavoro e altri comportamenti eclatanti”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Morgan Ortagus. Il consolato di Houston è descritto come l’epicentro degli sforzi di spionaggio industriale sostenuti dalla Cina, ma le dichiarazioni americane lasciano molte domande senza risposta e non suggeriscono una strategia coerente per affrontare le reali preoccupazioni sullo spionaggio cinese.

Alcuni membri del Congresso affermano che spetta al presidente Trump offrire le prove a sostegno della sua decisione di punire il governo cinese. “Mentre la Casa Bianca ha avanzato delle accuse contro la Cina, rimangono dubbi sul perché il dipartimento di stato abbia preso di mira specificatamente il consolato di Houston”, ha affermato ad esempio la deputata del distretto di Houston Lizzie Fletcher.

L’FBI, ritiene che il consolato cinese a San Francisco stia ospitando una ricercatrice cinese, Tang Juan, presso l’istituto oncologico della UC Davis School of Medicine, accusata di aver nascosto legami di lavoro con le forze armate cinesi. È stata per questo accusata in un tribunale federale della California di frode sui visti d’ingresso. Gli agenti hanno trovato sue foto dove indossa l’uniforme e vari articoli sulla Cina che hanno identificato la sua appartenenza militare. Risulta rifugiata ora al consolato cinese dopo essere stata interrogata dall’FBI.

Pechino afferma che quella degli americani è una provocazione politica che viola il diritto internazionale e ha attribuito loro tutta la responsabilità dell’attuale stato di tensione. Il ministro degli Esteri cinese ha dichiarato: “La nostra è una risposta legittima e necessaria alle azioni irragionevoli intraprese dagli Stati uniti. L’attuale situazione è qualcosa che la Cina non vuole vedere e gli Stati Uniti ne sono responsabili”. Il consolato di Chengdu è stato istituito nel 1985 e conta oltre 200 dipendenti.

Secondo il Segretario di stato Mike Pompeo, la Cina è sempre più autoritaria in patria e più aggressiva nella sua ostilità verso la libertà ovunque. “Se il mondo libero non cambia la Cina comunista, la Cina comunista ci cambierà”, ha osservato Pompeo.

I critici di Trump si chiedono se lentusiasmo nell’incolpare la Cina lo abbia portato a scatenarsi senza pensare alle conseguenzeFino a marzo di quest’anno, Trump lodava pubblicamente il presidente cinese come un grande leader, anche nella sua risposta al coronavirus. In privato, Trump avrebbe chiesto a Xi Jinping un aiuto per la sua campagna elettorale. 

Da allora però, Trump ha visto un maggior beneficio elettorale nell’incolpare Pechino per la diffusione del virus mentre descriveva il suo avversario Biden come un burattino cinesePer gli analisti di politica, tutto questo non rappresenta una strategia vincente per contrastare le ambizioni cinesi e concordano che chiudere i consolati e descrivere i cinesi come una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti, sembra più una strategia di soggezione per distrarre gli elettori dalla risposta “disastrosa” alla pandemia. Respingere la Cina, potrebbe alla fine far ritrovare Trump con una sconfitta finale.

MK

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