on. Natalia Ferrara, deputata PLR
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Marco Chiesa è allo zenit e al centro della scena ed è normale che tutti parlino di lui. Anche Natalia, che è una donna à-la-page, non vuol essere da meno.
A dire il vero non si vede la necessità di “cambiare in profondità” l’UDC. Anzi, secondo noi Chiesa non ci pensa affatto e non lo farà. Certo, il suo stile è misurato e pacato, talvolta quasi “curiale”, e ad esso egli deve una parte del suo successo. Ma il “corso complessivo” (i concetti fondanti) non lo toccherà, poiché ci crede, eccome.
Noi pensiamo che il presidente ticinese sarà ben accolto dai confederati di lingua tedesca (che talvolta chiamiamo affettuosamente “züchìn”). Si fideranno di lui.
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Mi permetto, in tutta franchezza, di osservare quanto quella serie di parole incardinate ai generosi suggerimenti indirizzati al candidato-presidente-udc, rivelino poi in filigrana i pti che stanno cari all’articolista: il liberalismo inteso come toccasana; il sovranismo inteso come sventura.
Sappiamo pure/invece che esistono in tal senso degli eccessi “liberalmente” tollerati di sovranismo: interi quartieri urbani privatizzati: chiusi al pubblico. Quanti accessi alla bellezza naturale (quindi pubblica?) di un lago, ad esempio, sono preclusi da un perentorio e ben evidente avviso di “proprietà privata”? In Ticino intendo dire.
Per farla breve: così come la difesa politica (quindi giuridica) della proprietà privata sia da considerare un valore “non negoziabile” (liberalmente parlando) mi sono sempre chiesto come mai disturbi così tanto (“i liberali”) l’idea di un'eventuale sovranità territoriale più ampia, diciamo a “dimensione” pubblica e nazionale. Lo pongo come quesito a una giurista.