Socialisti, verdi e fans di varie categorie anti Esercito ci stanno provando da anni. Oramai è noto a tutti che in questo paese una parte delle forze politiche ed i loro beniamini vorrebbero una Svizzera senza una difesa nazionale.
L’ennesimo colpo alla botte arriva dal lancio del referendum contro l’acquisto della nuova flotta aerea militare che, a poco a poco, l’attuale “Air Force” con gli anni va cadere a pezzi.
Ma fatelo diamine! Cosi una volta per tutte sapremo da che parte starà il popolo sovrano che sarà chiamato ad esprimersi.
Ma ovviamente a coloro che si oppongono alla difesa nazionale non conviene preparare un polpettone del genere, sanno furbescamente che sarebbe impossibile ottenere il 50.1% di consensi in Svizzera. Quindi attaccano l’Esercito pugno dopo pugno come nel pugilato. Colpi ai fianchi e al limite della cintura, finché l’avversario non cada a terra per Knock Out.
E’ qua che non dobbiamo mollare, anzi ridare gli stessi colpi sul ring (urne) in modo onesto e determinato ma forti al punto da suonargliele per bene.
Questa partita non vale solo per gli aerei ma è uno scontro politico-ideologico che va oltre la sostituzione degli aviogetti obsoleti. E’ uno scontro che se dovessimo perdere, costerà non solo nella sicurezza integrata del nostro Esercito (forze di terra e terza dimensione) ma sarà il primo passo per un ulteriore indebolimento e smantellamento graduale di tutta la nostra linea difensiva.
Rischieremo di essere alle dipendenze di paesi stranieri per la supremazia e il controllo dello spazio aereo, ovviamente a pagamento e facili da ricattare a piacimento da nazioni che oggi sono amiche ma domani?
Saremo inoltre l’unico paese al mondo a non avere una difesa minima nazionale laddove perfino in paesi più remoti al mondo, spersi nelle foreste pluviali, nei villaggi più discosti, hanno i loro guerrieri con arco e frecce, fionde e cerbottane per far fronte ad animali feroci o ad avversari ostili provenienti da altre tribù.
Non credo che vi sia molto da aggiungere sebbene questa votazione caschi male, cioè in un periodo di emergenza Covid19 planetaria, ma ricordo che questi soldi (6 miliardi di franchi), sono già presenti nei budget della Difesa e quindi non verranno attinti nuovi capitali da altre fonti di bilancio che oggi servono a rilanciare la nostra economia, il turismo, la sanità e l’imprenditoria, in crisi dalla pandemia e con posti di lavoro a rischio.
Per finire non dimentichiamo che chi otterrà il concorso per fornire i nuovi jet militari sarà chiamato a compensare per un 60% la commessa ricevuta (ca. 3.6 miliardi di franchi) sul suolo svizzero e la somma verrà ripartita in aziende presenti nelle tre regioni linguistiche.
Voterò SÌ e sosterrò una difesa nazionale forte con tanto di protezione aerea, dando un bel “gancio”, tramite le urne, il prossimo settembre, a coloro che vorrebbero smontarla come i cubetti del Lego.
Tiziano Galeazzi
Deputato UDC in Gran Consiglio e Tenente colonnello a.r.
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