Estero

Iniziato a Londra il processo per la morte dei 39 migranti vietnamiti trovati a ottobre 2019 vicino a Dartford

Dartford

Quattro uomini sotto processo a Londra per il loro presunto coinvolgimento nell’aver organizzato il trasporto clandestino di 39 migranti vietnamiti nell’ottobre 2019 assicurandosi 10 mila sterline a testa da ogni passeggero. L’accusa è di omicidio colposo di 8 donne e 31 uomini vietnamiti i cui corpi sono stati ritrovati in un sito industriale a Grays, Essex. Le vittime avevano disperatamente tentato di chiamare i propri famigliari e i servizi di emergenza quando si erano resi conto che stavano soffocando chiusi in un container durante la loro traversata in mare verso l’Inghilterra. Le temperature all’interno erano aumentate improvvisamente facendo mancare l’ossigeno che si era esaurito ben prima di arrivare a destinazione.

Molti di loro si erano spogliati fino alla biancheria intima all’interno del container. Alcuni selfie scattati ore prima di morire, mostrano la sudorazione dei passeggeri per il caldo estremo. Una volta caricato il container su una nave a Zeebrugge, nel Regno Unito, i migranti non avevano più la copertura della rete telefonica. La polizia ha trovato le registrazioni di diversi messaggi di addio ai parenti sui telefoni recuperati. Il container era stato successivamente ritirato al porto di Purfleet quando i migranti erano rimasti all’interno “sigillati” per molte ore.

Un resoconto molto dettagliato durante il processo sta emergendo del viaggio fatto dalle 39 vittime di età compresa tra i 15 e i 44 anni, con prove raccolte dai tabulati dei cellulari. Le riprese video delle telecamere a circuito chiuso riprodotte in tribunale, mostrano l’autista che apre le porte del container in una strada deserta: si vede uscire una nuvola di vapore dal retro del veicolo con l’autista fare un passo indietro e rimanere 90 secondi a fissare la scena.

L’autista imputato, il 23enne Eamonn Harrison che ha guidato il camion con rimorchio fino al porto belga di Zeebrugge prima di salpare per Purfleet in Inghilterra, è stato visto da un testimone far scendere diverse persone di corsa da un capannone, vicino al villaggio di Bernie nel nord della Francia, e fatte salire sul retro dell’autocarro. L’addetto navale che ha scaricato il container dalla nave, il 25enne Maurice Robinson anch’egli imputato, si era accorto di un “odore pungente” proveniente dall’interno. Dal suo capo Ronan Hughes, 40 anni, Robinson ricevette un sms con il quale gli comunicava di fermare il camion solo sei minuti dopo aver lasciato il porto. “Dagli aria velocemente ma non lasciarli uscire”, si legge nel testo inviato.

È chiaro che gli imputati erano consapevoli che stavano correndo un rischio molto grave caricando il container in quel modo. “Purtroppo era troppo tardi”, ha detto l’avvocato accusatore William Emlyn Jones alla Corte. “Alcune delle vittime hanno tentato di uscire con un palo di metallo senza successo durante la traversata. Non c’era via d’uscita e nessuno che li ascoltasse. Nessuno che li aiutasse” ha riferito Jones.

Robinson ha atteso 15 minuti prima di chiamare il soccorso dopo aver scoperto i corpi e dopo aver contattato i suoi co-cospiratori. Guidando il camion intorno all’isolato, alla fine ha deciso di fermarsi e chiamare nuovamente le ambulanze. “Ho sentito un rumore dalla parte posteriore e ho aperto la porta, ce ne sono un sacco che mentono. Il rimorchio è bloccato, non respirano”, ha detto Robinson all’operatore del soccorso che alla richiesta di descrivere le condizioni precise delle persone all’interno del container ha risposto: “Sono onesto, non voglio davvero tornare a guardare”.

Tra i clandestini vi erano 10 adolescenti, due dei quali appena 15enni. La maggior parte delle vittime proveniva dalle province di Nghe An e Ha Tinh nel Vietnam centrale dove l’estrema povertà ha stimolato l’emigrazione.

MK

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