Primo piano

Islamico decapita professore che aveva mostrato le vignette su Maometto in classe

Addio, dolce e guerriera Francia,

addio o gigli d’oro,

nulla più resta de’ lo splendor dei secoli

sol del terrore il sangue

d’orrido credo irrora le vie.

Il terrorista aveva diciotto anni ed era islamico, di origini cecene, nato a Mosca. Ha decapitato il professore di storia al grido di “Allah Akhbar” in strada, intorno alle 17, nel comune di Conflans Sainte-Honorine, nelle Yvelines, a circa un’ora da Parigi, non appena il docente è uscito da scuola.

Inseguito dagli agenti, che sono stati subito avvertiti, l’assalitore ha continuato a brandire il coltello, rifiutando di fermarsi: anzi, si è avvicinato verso gli agenti brandendo il pugnale e gridando inneggiamenti islamici. I poliziotti, allora, gli hanno sparato una decina di colpi.

Nella notte altre quattro persone, membri della sua cerchia famigliare, sono state prese in custodia cautelare dagli agenti. Il terrorista non era noto per precedenti.

Il professore, Samuel P., aveva 47 anni, insegnava in una classe di liceo e, in occasione del processo contro gli islamisti responsabili della strage del 7 gennaio 2015, aveva mostrato, in classe, le vignette satiriche nei confronti di Maometto. Una profonda e diretta lezione sulla libertà d’espressione che al professore, francese in Francia, è costata la decapitazione, da parte di un allievo musulmano.

L’aggressore ha poi fotografato la testa decapitata della sua vittima e l’ha postata su Twitter, scrivendo “in nome di Allah, ho ucciso un cane infedele”.

La scelta del docente aveva suscitato immediatamente proteste e minacce di morte da parte dei genitori di studenti islamici.

La Francia dei gigli d’oro, di Poitiers, Luigi IX e di Giovanna d’Arco, non esiste più: tre settimane fa, il 25 settembre, un islamista di origini pakistane, di 25 anni, ferì a colpi di mannaia due persone che stavano semplicemente fumando di fronte alla redazione di Charlie Hebdo, a Parigi.

Non solo, non esiste più nemmeno la Francia delle baguettes, dei sorrisi e dell’ironia: interi quartieri insondabili ed impenetrabili sono brulicanti di radicalismo, serpeggiante anche negli ultimi meandri di civiltà.

Il presidente Macron ha twittato: “Voglio dire a tutti gli insegnanti di Francia, che siamo con loro, la nazione tutta intera sarà al loro fianco oggi e domani per proteggerli, per permettere loro di fare il loro mestiere che è il più bello che esista. Il terrorista ha voluto abbattere la Repubblica nei suoi valori, i Lumi, la possibilità di fare dei nostri figli dei cittadini liberi”. Faremo quadrato, non passeranno, l’oscurantismo e la violenza non trionferanno, non ci divideranno.” Per poi concludere con: “non passeranno”. C’è solo da sperarlo.

Relatore

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  • Quello che sta succedendo in Francia é scioccante purtroppo un dejà vécu e solleva interrogativi.
    Circa un mese fa in occasione di una cerimonia in ricordo dell’attacco islamista a Charlie Hebdo il presidente Macron ha rivendicato come presidente dello Stato francese il diritto alla blasfemia se ben capisco in nome della laicità dello Stato.Visto il contesto e col senno di poi vien da chiedersi se fosse il momento per affermazioni che possono essere percepite come una provocazione e innescare reazioni imprevedibili.
    Proprio perché da laico rivendico il diritto al rispetto per la libertà d’opinione e a maggior ragione per quelle che toccano argomenti cosi delicati e che coinvolgono profondamente la persona come le religioni, ritengo che la pretesa al diritto alla blasfemia( “espressione ingiuriosa e irriverente contro Dio e le cose sacre” -Treccani) sia un’offesa non solo alle religioni ma per chiunque avverte in questo atteggiamento un insulto alla dignità in senso lato.
    Dubito che il Signor Macron accetterebbe tranquillamente di essere trattato con “espressioni ingiuriose e irriverenti”.
    Non credo che i pezzi da novanta dall’illuminismo a cui alla laicità piace riferirsi sottoscriverebbero
    Come europei dovremmo aver capito (e un po di memoria storica dovrebbe aiutarci) che il modo in cui una comunità abituata a un cristianesimo ormai secolarizzato si confronta con questioni riguardanti la religione non è quello di comunità religiose in cui l’autorità del dogma e quindi dell’intolleranza (che coltiva inevitabilmente il germe fanatismo) è ancora assoluta.

    • Saggio post, che approvo. La dichiarazione di Macron è (au bas mot) assolutamente scriteriata.

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