C’è una guerra in corso, nel Nagorno Karabakh, una regione senza sbocco sul mare, sita nel Caucaso meridionale. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, la regione iniziò a soffrire l’azerificazione forzata operata da Baku. Nel 1991 la regione armena proclamò la sua indipendenza che ad oggi quasi nessuno stato al mondo riconosce. Il territorio del Nagorno-Karabakh è riconosciuto a livello internazionale come parte dell’Azerbaijan ma gestito da armeni.
Ad oggi, il Nagorno Karabakh è diviso tra l’Azerbaigian, un paese musulmano a maggioranza sciita; e l’Armenia, un paese cristiano ortodosso.
A causa del ruolo sempre più importante della Turchia dell’islamista Erdogan, principale alleato degli azeri, che il “sultano” considera come un “popolo fratello”, l’ex guerra territoriale tra le due entità etniche è divenuta un conflitto di religione.
Ankara si pone in prima linea per estendere l’islam di stampo nazionalista – turco e la presenza aggressiva turca si scontra con la Russia.
Mosca potrebbe infatti arrivare a sostenere con decisione l’Armenia, nonostante la riluttanza del primo ministro Nikol Pashinyan.
Ieri entrambi i paesi avevano firmato il cessate il fuoco, ottenuto con la mediazione della Russia, eppure nonostante l’accordo gli scontri sono continuati. Sono perciò volate accuse incrociate tra Armenia e Azerbaijan per le violazioni della tregua che era entrata in vigore a mezzanotte.
L’Armenia accusa l’Azerbaijan di aver violato il cessate il fuoco stipulato poche ore prima, bombardando la regione. “Il nemico ha sparato colpi di artiglieria a nord tra le 00:04 e le 02:45 (ora locale) e ha lanciato razzi verso sud tra le 02:20 e le 02:45”, ha denunciato su Twitter la portavoce del Ministero della Difesa armeno, Shushan Stepanyan, che prosegue in un secondo tweet: “Alle 7:20 dopo il fuoco di artiglieria, il nemico ha lanciato un attacco in direzione sud (Khudaferin Reservoir) per occupare posizioni favorevoli. Ci sono morti e feriti da entrambe le parti”.
Le vittime del conflitto sono già centinaia: i combattimenti sono i più aspri nella regione dal 1994.
Un primo cessate il fuoco era stato stipulato una settimana fa fra i due Paesi, con la mediazione di Mosca, ma non era mai stato rispettato.
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