Gira voce che il Municipio di Lugano si sia confrontato oggi sullo sgombero del Macello. Pare che ci sia stato anche un voto. Favorevoli allo sgombero i tre municipali leghisti e il Vicesindaco liberale. Contrari gli altri. Mentre scriviamo non siamo in possesso di alcuna informazione ufficiale.
La questione “macello” si trascina da innumerevoli anni e il Municipio l’ha sempre affrontata con una debolezza e un’inconcludenza estrema. Un episodio recente di assembramento in piazza Molino nuovo con ferimento di una giovane giornalista della Regione ha fatto (forse) traboccare il vaso. Persino la Regione ha condannato l’agire dei facinorosi, ciò che dev’essere considerato assolutamente eccezionale. Ma avevano un buon motivo.
Noi, che siamo vecchi e disincantati, non siamo del tutto convinti che il Municipio agirà. Questa in ogni caso rimane una possibilità.
Addendum. Domani sera potrebbe esserci un nuovo raduno di molinari in piazza Indipendenza, secondo quanto comunica un volantino in circolazione.
Aggiornamenti odierni.
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In tema si può leggere con interesse l’opinione del Sindaco, che risponde (come altri) alla domanda di Lorenzo Quadri sui fatti di Molino Nuovo. (dal Mattino dell’8 novembre scorso)
MARCO BORRADORI Episodi di violenza, vandalismi, minacce, disturbo alla quiete pubblica, chiusura al dialogo, mancanza di rispetto per gli altri, interlocutori fantasma. La realtà dell’autogestione a Lugano contraddice totalmente la sua narrativa, che vorrebbe l’autogestione come un fattore di arricchimento per i centri urbani, spazio di libertà e inclusione, luogo di accoglienza e diversificazione culturale e sociale. Beh, quello che abbiamo sotto gli occhi è esattamente il contrario.
L’ultimo episodio accaduto a Lugano ha azzerato la credibilità dei molinari facendo cadere la maschera dell’ideologia: chi è intollerante? Chi picchia? Chi attacca la libertà di stampa? Chi non rispetta il prossimo? Chi non accetta le regole della convivenza civile? E allora non stupisce che slogan triti e ritriti inneggianti alla solidarietà anarchica ‘in Italia e nel mondo’ (testuale) prendano il posto di quel dialogo che non sono disposti a concedere. Non vedo nessun valore né sociale né culturale in tutto questo: solo una palese mancanza di senso. In altre città svizzere l’esperienza funziona perché ci si parla, vi è un minimo di correttezza, vi sono sì contrasti e diversità di vedute ma anche rispetto reciproco e delle regole della convivenza. Non si fa del rifiuto all’incontro, della protesta a muso duro e dell’imbrattare il proprio credo. Qui tutto è appiattito. Qualche giorno fa una voce autorevole mi ha detto: ‘ma non agitatevi, tanto quelli del centro sociale si stanno spegnendo da soli’. Sapete cosa? Anche se fosse, non la considererei una vittoria.
Concludo: qualche mese fa, per il rifacimento del tetto della struttura occupata dal centro sociale (un intervento urgente e necessario, quindi nell’interesse dei molinari stessi), neppure i funzionari della Città sono stati lasciati entrare per verificarne lo stato, ma hanno dovuto parlare attraverso le sbarre di un cancello. Emblematico.
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