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Sordomuti e il problema di comunicare con la mascherina: a quando una soluzione?

INTERPELLANZA DI LARA FILIPPINI

Chi ha vista, udito e voce intatti a volte non dà sufficientemente peso alla loro importanza.

Quello che un tempo era visto come un handicap che impossibilitava la persona nello svolgere una vita “normale”, oggi è visto come un limite assolutamente superabile anche grazie alla tecnologia.

Poi, però, è arrivato il Covid-19 alle nostre latitudini e, se all’inizio portare la mascherina era una scelta per ognuno di noi, ora è un obbligo e come tale limita fortemente non tanto chi come me può sentire e parlare, ma chi invece non può farlo.

Certo, la Federazione svizzera dei sordi aveva già pubblicato ad aprile un flyer e un video con cui spiegava ai professionisti e al pubblico in generale come comunicare con le persone sorde quando indossano una mascherina.

Si sono anche attivati con un servizio per la traduzione dei linguaggi dei segni via Skype, Zoom, Whatsapp, ecc., ma è un servizio chiaramente che non può soddisfare tutte le domande e il problema resta nel quotidiano: quando si va a fare la spesa, in farmacia, in posta, in ospedale, a scuola, ecc.

Sta di fatto che in Ticino abbiamo circa 800 sordi, in Svizzera 10mila e, se si contano anche i deboli d’udito, arriviamo a un milione; aiutarli a comunicare con chi non ha questi handicap invisibili è il minimo.

Chiedo dunque al lodevole Consiglio di Stato di rispondere alle seguenti domande:

– La mascherina trasparente che è stata proposta dalla Federazione svizzera dei sordi in Ticino è adatta allo scopo?

– Se la risposta precedente è negativa: è stata individuata – in alternativa – sul mercato una mascherina trasparente adatta alla situazione attuale? Da chi verrà approvata?

– Se fosse già stata individuata, o fosse in fase di produzione (cantonale o nazionale), quando sarà immessa in commercio e quale sarà la sua fascia di prezzo? Dove si potrà acquistare la mascherina trasparente certificata?

Lara Filippini (UDC)

Relatore

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