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Mozione UDC – Le cose da non fare per il bene dell’economia

Nella seconda fase del Coronavirus

La scorsa settimana il Governo ha voluto incontrare i responsabili dei partiti di Governo. A quell’incontro nessuno dell’UDC è stato invitato, non facendo parte dei partiti di Governo. Ci fa piacere che il Governo abbia coinvolto maggiormente i politici rispetto alla prima fase del Covid 19.

Pur non avendo partecipato all’incontro, la nostra responsabilità per il bene comune ci spinge a formulare al Governo e ai partiti di Governo, attraverso questa Mozione, alcune proposte, o meglio regole di riferimento, da inserire nel piano per affrontare la cosiddetta Fase 2 e speriamo presto la fase di post Corona virus.

Il primo pacchetto di misure intraprese nell’emergenza della Fase 1 sono state sottoposte al Parlamento e sono all’ordine del giorno della seduta XXIV del 23 novembre 2020.

Ora, in questa Fase 2, le decisioni che ci vogliono devono essere giuste, efficaci ed efficienti. Non perché c’è stato e c’è il virus; ma perché sono giuste per sé. Sono necessarie per ridare spinta a questo Cantone che già prima del virus si trovava su una dinamica economica di forza di inerzia che andava riducendosi di stagione in stagione (declino sicuro, che sia anche controllato come alcuni affermano abbiamo dei dubbi…).

Sappiamo che il Covid 19 ha danneggiato la nostra economia e fortemente frenato il processo di crescita. Il lockdown ha comportato sacrifici economico e sociali per tutti, ai quali si è potuto parzialmente rispondere con una miriade di decisioni urgenti e gli ingenti mezzi approvati dal Governo.

Siamo però anche convinti che, oltre a dire cosa e come il rilancio deve essere strutturato, in questa Fase 2 dobbiamo fermamente, ribadire anche quali sono gli errori da non commettere:

1) Lasciare le norme dello Stato di necessità così come sono; procedere invece secondo le indicazioni della nostra IG 703 “Lo stato di necessità quando è necessario”

2) Impedire al mercato di fare la naturale selezione, con misure economiche di accanimento terapeutico; evitiamo di tenere in vita artificiale attività bollite e ditte stracotte.

3) Stravolgere la rete di aiuti sociali svizzeri con invenzioni comuniste; evitiamo idee economicamente deleterie e socialmente devastanti quale il reddito di residenza o affini.

4) Sprecare aiuti finanziari/sussidi/investimenti, i soldi degli altri, a pioggia di tipo congiunturale, anziché per la trasformazione strutturale.

5) Abbandonare l’equilibrio finanziario cumulando deficit; i debiti di oggi sono le imposte di domani (peso sulla prossima generazione e peso sulle aziende).

6) Allargare, con la scusa dei fondi di rilancio, l’intromissione dello Stato e della burocrazia nelle decisioni imprenditoriali private.

7) Sottovalutare gli effetti negativi e le distorsioni nel mercato del lavoro ticinese per i lavoratori residenti e i giovani in formazione.

Sergio Morisoli, Paolo Pamini, Roberta Soldati, Daniele Pinoja, Edo Pellegrini

Relatore

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