Il Pensiero del giorno è assegnato a FABIO REGAZZI
(…) “Nelle settimane precedenti quest’ultimo voto popolare, e anche la sera stessa dei risultati e il giorno successivo, ho infatti potuto constatare un’evidente parzialità sia nell’impostazione di alcune trasmissioni e dibattiti, sia nel modo di trattare e negli spazi assegnati ai promotori dell’iniziativa e agli oppositori. Mi chiedo: nel rispetto del sacrosanto diritto di ogni giornalista di avere le proprie opinioni politiche private come ogni altro cittadino, il servizio pubblico che svolge la RSI può abdicare al suo dovere di vigilanza affinché venga fornita sempre, nei contenuti e nell’impostazione dei dibattiti politici, un’informazione di qualità equilibrata e rispettosa delle opinioni diverse dei cittadini?” (…) (dal CdT odierno)
Fabio Regazzi
* * *
Il consigliere nazionale mette in evidenza un grave, eterno problema, che giudichiamo insolubile (intendendo: senza l’impiego di armi nucleari). Le sue lamentele sono giustificate (benché destinate a rimanere vane).
Tenga egli presente tuttavia che gli iniziativisti erano i “buoni” e noi i “cattivi”, adoratori del Dio denaro. I due campi NON erano equiparabili.
Quanto alla RSI, le opinioni private degli operatori diventano troppo spesso pubbliche sentenze nell’informazione diffusa dall’organo di monopolio e di Stato. Puoi lamentarti? Sì, siamo in democrazia. Puoi farci qualcosa? No.
Per finire, ti confiderò il mio pensiero. Noi abbiamo “vinto”, lo dicono tutti. Ma in realtà abbiamo preso una solenne batosta. Ci ha salvati Appenzello interno, un cantone che amo. Ma contro il profeta Dick siamo stati e siamo perdenti. È troppo forte, troppo allenato, troppo entusiasta.
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La RSI parziale? Ma cosa mi dici mai...
Forse sarebbe il caso non solo di rendersene conto ma anche di agire per correggere questa evidente stortura, perché a colpi di "Made in Europe", di "abbiano integrato il canton Kosovo", di imitazioni di "Non è la RAI", di "la Svizzera ha approfittato del colonialismo", di "contraddizione tra neutralità e armi", di "fare i conti con la nostra storia" e altre cose del genere, tra cui documentari storici e docu-fiction contenenti grossolani errori e parzialità di ogni tipo, la RSI (e immagino, più in generale, tutta la SSR) sta facendo politica. Per la precisione, politica contro il Paese e la popolazione che paga loro gli stipendi.