Giornata storica quella di ieri alla Camera spagnola dove il Congresso dei deputati ha approvato in prima lettura il disegno di legge che legalizza l’eutanasia per coloro che soffrono di patologie gravi e incurabili. Il disegno di legge era stato introdotto dal Partito socialista di Pedro Sànchez e ha avuto il favore della coalizione di sinistra Unidas Podemos, Junts per Catalunya (centrodestra), CUP (estrema sinistra) e Ciudadanos (destra liberale). Il disegno è stato approvato a larga maggioranza con 198 a favore, 138 contrari e 2 astenuti. A votare contro i tre partiti di destra, PP, Vox e Union del Pueblo Navarro.
Se la legge dovesse passare anche al Senato, scenario molto probabile, la Spagna diventerebbe il sesto paese al mondo a legalizzare la pratica dopo la Nuova Zelanda, il Canada, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e il Belgio.
Secondo la legge chi desidera ricevere l’eutanasia deve essere di nazionalità spagnola o essere residente in Spagna da almeno 12 mesi, deve essere maggiorenne ed essere “capace e consapevole al momento della domanda”. Deve inoltre essere affetto da una patologia incurabile certificata da medici e ribadire almeno quattro volte la propria volontà di morire. Nel caso in cui la persona non dovesse essere cosciente la domanda potrà comunque essere presentata se ha precedentemente firmato un documento che lo richiede, un testamento biologico. La domanda sarà poi esaminata da una commissione e in seguito il paziente dovrà dare ancora una volta il suo consenso. A quel punto si potrà procedere all’eutanasia. Il personale medico comunque ha il diritto all’obiezione di coscienza.
La storia dell’eutanasia in Spagna può essere ricondotta agli anni 90, quando un tetraplegico di come Ramòn Sampedro ha scritto manifesti con la bocca per chiedere di avere il diritto di decidere se vivere o morire. Il suo caso era arrivato fino alla Corte Suprema ed è persino stato tratto un film ispirato alla sua storia. “Le persone che lo hanno aiutato a morire sono state perseguitate” ha ricordato il deputato BNG Nestor Rego. “Questa legge ha aspettato fin troppo a lungo”.
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