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Il fine umorismo di Ciù En-lai – Pensiero del giorno, di Tito Tettamanti

immagine Wiki commons

Come con l’Inghilterra, anche per la Svizzera evidente è l’incompatibilità tra le due concezioni. Si dice che interrogato da Kissinger per un giudizio sulla Rivoluzione francese Ciù En-lai, primo ministro di Mao, rispondesse: è ancora presto.

Non lo voglio imitare, ma sulle conseguenze economiche per l’Inghilterra molto paventate dagli avversari della Brexit la risposta l’avremo tra un quarto di secolo.

Tito Tettamanti

(dal Corriere del Ticino)

Relatore

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  • Beh, che il nostro periodo storico parrebbe essere entrato in una fase pre-rivoluzionaria simile a quella che portò il popolo perfino alla …Bastiglia può darsi che lo sia, può darsi di no, può darsi perfino. Da una parte un’irremovibile e sorda aristocrazia decadente (che si nutre tuttavia di brioche) e dall’altra parte il popolo affamato e in parte ostacolato nel poter ricavare il proverbiale tozzo di pane con cui sfamarsi.

    L’aristocrazia di oggi è probabilmente rappresentata dall’establishment burocratico globalizzato, sordo ad ogni rivendicazione popolare immediatamente declassata a richiesta populista, così da escluderne impossibili risposte. Il popolo probabilmente non è cambiato di molto, è sempre quello che attende e subisce. Questa, del richiamo al “quatorzejuillet”, è la mia sintesi …arbitraria.

    Altrettanto arbitrariamente ritengo che il popolo oggigiorno non condivida comunque la stessa barca: è drasticamente frazionato su un asse verticale dallo status economico e altrettanto orizzontalmente dalle diverse condizioni culturali. Ciò che determina insanabili divisioni nelle finalità stesse del concetto del vivere associato. C’è chi ritrova la propria identità in un ambito comunitario, in un clan ristretto, una tribù (una casta) culturalmente uniforme con regole distinte, c’è chi invece aspira a un’identificazione a dimensioni di democrazia nazionale ragionevolmente omogenea , e infine chi è ormai inserito (e appagato) in un contesto globalizzato multiculturale a “carattere universale” e a gestione tecnocratica. La gara (conflitto ideologico?scontro di civiltà?competizione economica?) tra i diversi ambiti per raggiungere la supremazia è già iniziata da tempo.

    Recenti studi hanno tuttavia potuto dimostrare con trasparente chiarezza che la condizione abitativa, ad esempio, delle diverse popolazioni mondiali è condizionata, in misura determinate, dagli aspetti di reddito, piuttosto che influenzata dalle seppur presenti differenze culturali. Dalla comparazione emerge pure che non sono la zona geografica, la cultura o il credo che determinano le differenze nello stile di vita, ma è la specifica “classe” economica di appartenenza. Quindi sarà quella delle abissali differenze economiche la “prima” difficile direzione verso la quale la nostra “barca” dovrà pur navigare per tentare di evitare l’eventuale risveglio di nuovi sanculotti. Ma il mare appare già insidioso proprio perché le disparità economiche sono proprio quelle specificità “non negoziabili” sulle quali si regge tutto l’impianto del mercatismo globale.

    • “ (…) il mare appare già insidioso proprio perché le disparità economiche sono proprio quelle specificità “non negoziabili” sulle quali si regge tutto l’impianto del mercatismo globale (…)

      Uno degli argomenti che i sostenitori del mercatismo liberale occidentale dispiegano con insistente dialettica è quello di contrapporre, al fallimento del collettivismo segnato dalla caduta del Muro, il corrispondente arricchimento della popolazione occidentale. Paradossalmente l’incremento della ricchezza occidentale, che si identifica con il famoso “trentennio d’oro” (1945/75) è stato proprio determinato dalla presenza del muro. La competizione con il colosso sovietico ha favorito, da un lato, il confronto tecnologico ed economico e ha pure “temperato l’avidità” del grande capitale permettendo alla classe media occidentale (grazie alle conquiste sociali concesse sulla pressione di un aperto confronto ideologico) di potersi emancipare e diventare l’artefice di quell’ineguagliata stagione di progresso economico, sociale e culturale che (quasi) tutti rimpiangono. Subito dopo la caduta del muro il declino della middle class occidentale si è presentato come un fatto prima nascosto, poi sempre più tangibile. Oggi si parla addirittura della inevitabile scomparsa di un “reddito medio” e ci si interroga perfino sul tramonto dell’Occidente. E se la risposta fosse da ricercare proprio …in quell’ambito? Come dice la radio …ne parleremo con un esperto. Che spesso esperto non è, e se magari lo fosse, è spesso di parte ;-)

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