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Il divieto del velo integrale discrimina le donne? – di Giorgio Ghiringhelli

Pubblichiamo (parzialmente) un testo di Giorgio Ghiringhelli sull’iniziativa “anti-burqa” in votazione il 7 marzo.

Ricordiamo che Ticinolive vota Sì. Molto interessante, in chiusura, la citazione tratta da una presa di posizione del Gruppo socialista alle Camere.

* * *

foto Pixabay . (ovviamente questo non è un burqa)

Il divieto del velo integrale discrimina le donne?

Avremo un’ulteriore dimostrazione di questo atteggiamento ipocrita e masochista nei dibattiti che in Svizzera precederanno la votazione del 7 marzo sull’iniziativa che chiede di vietare la dissimulazione del volto in pubblico, e che in pratica vuol bloccare sul nascere la diffusione del velo integrale, odioso simbolo dell’oppressione delle donne da parte dei barbuti rappresentanti dell’islam politico.

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha già avuto modo di stabilire che l’analogo divieto entrato in vigore nel 2011 in Francia e in Belgio è necessario in uno Stato democratico per preservare il “vivere assieme” e proteggere i diritti e le libertà altrui. Ma le nostre femministe rossoverdi, che ne sanno più dei giudici europei, si ostinano a osteggiare l’iniziativa perché a loro dire discrimina le donne velate a causa delle loro convinzioni religiose e dunque non solo sarebbe in contrasto con l’articolo 8 della Costituzione federale ma pure tradirebbe i valori di libertà del nostro Paese.

Ma si rendono conto queste donne che così facendo esse diventano le “utili idiote” di quei fanatici islamisti che mirano a sostituire la democrazia con la sharia (di cui in una sentenza del 13 febbraio 2003 la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva già ammesso l’incompatibilità con i diritti umani) e a imporre il velo islamico a tutte le donne, comprese le stesse femministe occidentali , le loro figlie, le loro nipoti e pronipoti ?

Il burqa non è un precetto religioso e compromette l’integrazione

Qualcuno può spiegare a queste ingenue femministe che il velo integrale non ha nulla a che fare con la religione e che anche il semplice foulard che copre i capelli non è un precetto religioso (non fa parte dei cinque pilastri dell’islam) ma è un’umiliante imposizione di tradizione patriarcale – frutto di un’interpretazione maschilista di un versetto del Corano ( 33:59) – avente lo scopo dichiarato di aiutare gli uomini a tenere a freno le loro pulsioni sessuali?

Perché esse si battono per la ”libertà” delle donne musulmane di indossare il velo integrale, pur sapendo che ciò impedisce la loro integrazione nella nostra società e pur sapendo che laddove si installa l’islam milioni di donne non hanno più la scelta di indossare il velo ma sono obbligare a farlo ?

Ma lo sanno queste femministe rossoverdi che nel 2010, in una presa di posizione sull’islam, il Gruppo socialista alle Camere federali aveva scritto che “L’obbligo di portare un velo integrale (burqa o combinazione abaya, velo e niqab) al di fuori dello spazio provato costituisce da nostro punto di vista occidentale un massiccio attentato alla libertà personale e una violazione dei diritti umani, nella misura in cui ciò compromette lo sviluppo personale e l’integrazione nella nostra società. Il fatto che le ragazze o le donne indossino “volontariamente” questi abiti non cambia nulla. È in effetti difficile considerare il burqa come qualcosa che non sia un simbolo dell’oppressione della donna” (…) 

Giorgio Ghiringhelli

Relatore

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