Democrazia attiva

Le Case rimaste al ‘48 – di Margherita Sulmoni

In zona Cornaredo, l’occhio attento che non si fa distrarre dalle modine del tanto discusso e blasonato progetto PSE, potrà notare delle case popolari completamente dimenticate e abbandonate dal Comune di Lugano. 36 appartamenti, situati dal 103 al 113 di via Trevano, che si sviluppano in due blocchi e progettati nel 1948 dall’architetto Tami, il quale si era ispirato alla case operaie zurighesi.

Le “Case del ‘48” sono un bene protetto dalle autorità cittadine e sono annoverate nel patrimonio immobiliare comunale. Oltre all’importanza storica, architettonica e sociale che rivestono, ritengo inammisibile che esse siano lasciate completamente in rovina e senza alcuna manutenzione, proprio perché questa trascuratezza implica una perdita del loro valore economico.

Dall’esterno, il complesso mostra tutta la decadenza e precarietà e già nel 2008 veniva sottolineata l’urgenza di rinnovi per quanto concerneva cucine, bagni, serramenti, gelosie, intonaci, servizi, riqualifica del cortile e migliorie al parco giochi. La quasi assenza di interventi ordinari ha peggiorato ulteriormente la situazione. Per oltre 70 anni, la Città si è limitata all’incasso dell’affitto e ciò, non è neppure legalmente consentito, in quanto la legge prevede, che i “lavori di dovere”, siano svolti al fine di rendere adeguate le condizioni degli appartamenti e del condominio.

È auspicabile che un alloggio dignitoso sia garantito a tutte le fasce della popolazione e, come già evidenziato nel 2018 da PS, gli appartamenti a pigione moderata, sono un bene sempre più raro in un città come Lugano. Queste case popolari sono concepite per potenziare la vivibilità, il fascino e la qualità di vita. Gli spazi presentano delle zone verdi, dei locali ampi e luminosi e ben pensati anche per favorire le relazioni. Con queste peculiarità, risulterebbe perciò inqualificabile lasciare andare allo sfacelo un quartiere, già esistente e di questo tipo; basterebbe solo ammodernarlo.

Sembra alquanto strano che la capo Dicastero Immobili Cristina Zanini Barzaghi non abbia voluto rivendicare l’impellenza della ristrutturazione di queste costruzioni.

Benché questi stabili abbisognino, prima di qualsiasi altro edificio di proprietà comunale, di urgenti e vitali lavori, e malgrado sia stato stanziato dal CC cittadino un credito di chf 10.9 Mio con scadenza il 31.12.2021, per la ristrutturazione degli immobili cittadini, di cui chf 1.1 Mio destinati unicamente come prima tappa per le “Case del ‘48”; ad oggi non è stata iniziata alcuna miglioria.

Gli interventi caratterizzati da uno standard modesto (tanto apprezzato dagli inquilini che preferiscono affitti vantaggiosi al lusso), sono indispensabili anche per la messa in sicurezza del luogo. Nel caso a di un eventuale cedimento di un intonaco o la caduta di una persiana, la responsabilità giuridica e colposa ricade esclusivamente sul proprietario, quindi il comune.

Per migliorare poi anche la qualità di vita degli abitanti del quartiere, la quale è messa a dura prova dalla trafficata via Trevano, è importante rimpiazzare in questi immobili, gli attuali impianti di combustione, altamente inefficienti e inquinanti, con soluzioni più attuali ed ecosostenibili, atte a ottimizzare e ridurre i consumi energetici. In questo modo si ridurrebbero pure i costi di gestione a carico del comune.

L’urgenza di queste opere tuttavia non deve tramutarsi in un aumento delle pigioni. Un affitto più caro, per le persone meno abbienti, rappresenterebbe un ingente aumento dei costi generali. L’affitto costituisce di fatto la voce di maggior peso per quanto riguarda le uscite. In situazioni precarie ciò andrebbe di conseguenza a incrementare anche i costi per i servizi assistenziali.

Non curarsi poi di questo quartiere, soprattutto nell’attuale difficile momento in cui i disagi sociali si sono accentuati, implica la ghettizzazione dello stesso e questo genererebbe un degrado totale che potrebbe portare anche a fenomeni di violenza. Lo scarso decoro e vivibilità di questi appartamenti potrebbero acuire il conflitto tra i più deboli e minare la fiducia verso le istituzioni di chi ci abita e mettere perciò a rischio anche il tessuto sociale. Questo è umanamente, socialmente ed economicamente è inaccettabile. Reputo di primaria importanza che Lugano si chini, rifletta ed intervenga al più presto anche su questa realtà.

Margherita Sulmoni, Candidata PLR al CC di Lugano

Relatore

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