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Con Biden “ritorna” la Guerra Fredda, riaperte le ostilità con Mosca

Fa così paura, la nuova America di Biden. Il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America ha schierato i bombardieri B-1 in Norvegia per “avvertire” la Russia e la Cina a “prestare attenzione” all’eminenza militare statunitense.

Mentre i media e la stampa esultano per il clima di “detrumpificazione”, una minaccia ben più grave di quanto invece rappresentava Trump dal punto di vista immaginifico, ora incombe dal punto di vista bellico.

Il generale James McConville ha recentemente sottolineato come la nuova politica di Biden fornirà agli Stati Uniti le capacità di competere con le altre potenze mondiali. Dopo pochi giorni dall’instaurazione alla Casa Bianca e dalla cerimonia del giuramento, ha subito firmato una serie di ordini esecutivi che delineano il nuovo corso della politica statunitense.

Gli ordini di Biden capovolgono letteralmente la linea del precedente esecutivo trumpiano: da un lato gli USA rientreranno nel trattato di Parigi sul clima, dall’altro nell’Oms, dall’altro ancora aboliranno la costruzione del muro col Messico.   

Quel che più d’ogni preoccupa, è però la strategia di Biden contro Mosca, ritenuta ora dagli Stati Uniti come una minaccia per la “democrazia e per la stabilità globale”. Dalle accuse (infondate) sulle presunte frodi trumpiane con il Russiagate, trattativa segreta che avrebbe coinvolto Jared Kushner, genero di Trump e marito della di lui figlia “prediletta” Ivanka, alla realtà dei fatti di una nuova America, realmente coinvolta con la Russia, in chiave chiaramente bellica, che allarma, che preoccupa il mondo intero.

Gli Stati Uniti hanno manifestamente mutato atteggiamento verso la Russia dopo i diversi casi di Navalny, dell’Ucraina, e della Siria (solo per citarne alcuni).

E poi c’è il progetto di trattato New Start, secondo il quale Washington si impegna a ridurre, per i prossimi cinque anni, gli armamenti nucleari, piano che sovverte la precedente linea Trumpiana (Trump aveva infatti premuto per ostacolare la partecipazione della Cina), piano “di facciata” attraverso il quale Biden da un lato presenta un’immagine di sé pacifica e accomodante, dall’altro, invece, ricalca la “classica” immagine dell’americano durante la Guerra Fredda.

Sul fronte siriano, sul quale Trump aveva ridotto il numero delle truppe, relegandole al solo ruolo di guardia delle istallazioni petrolifere, Biden ricalca l’antica linea di Obama, rafforzando l’apparato bellico: nella provincia del nord-ovest di Hasakah, in Siria,  il 46esimo presidente degli Stati Uniti ha recentemente portato una quarantina di camion nella città curda di Qamishli, per intimare a Mosca che la presenza statunitense è tornata, più forte e ostile che mai.

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