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L’assassino, se drogato, non è colpevole: in Francia chiedono di cambiare la legge

Bellville, 4 aprile 2017. Sara Halimi, è un medico e madre di tre figli. Sarah è una bella signora di 65 anni, esile e solare, di religione ebraica.

Kobili Traoré, africano islamico naturalizzato francese, vicino di casa, entra nell’abitazione della signora, la massacra di botte, poi la getta giù dalla finestra, al grido di  “Allah u akbar” e rivendica l’assassinio.

Sarah Halimi, la vittima

Il 14 aprile del 2021 la Cassazione conferma il carattere antisemita del delitto, ma ribadisce l’irresponsabilità penale dell’assassino, che dall’anno in cui ha assassinato il medico viene ricoverato in ospedale in un reparto di psichiatria, e definito “privo di discernimento al momento dei fatti”.

Traoré al momento dell’assassinio sarebbe stato in preda a una sorta di “delirio”, dovuto al consumo di cannabis.

Così, il femminicida antisemita non viene ritenuto colpevole del crimine commesso.

Il popolo, tuttavia, non ci sta. Così la Francia oggi è scesa in piazza: un reticolo di manifestazioni che contemporaneamente si svolgono a Parigi, Roma, Londra e New York.

L’assassino

La protesta mira contro il controverso verdetto della Corte di Cassazione francese che ha confermato la non punibilità di Kobili Traoré per l’omicidio di Sarah Halimi: la comunità ebraica romana parla di un appuntamento mondiale di contestazione, per il mancato riconoscimento di colpevolezza in seguito all’omicidio di chiara natura antisemita.

Il fatto che l’assassino fosse drogato di marijuana al tal punto da non essere penalmente responsabile delle sue azioni, non può, a detta dei manifestanti, scagionare il mostro dalle accuse.

«Senza giustizia non c’è Repubblica» recita uno striscione a Parigi, seguito da un altro che recita: “Niente diritti senza giustizia» e da «Giustizia strafatta?», con chiaro riferimento alle droghe.

20 mila sono le persone che si sono ritrovate solo nella capitale francese per chiedere che il colpevole del femminicidio venga processato. L’uomo ha infatti confessato, ma la Corte di Cassazione non lo ha ritenuto processabile a causa del suo massiccio consumo di cannabis.

Il fratello della vittima William Attal ha riferito ai media che la protesta è cresciuta e la speranza è tornata.

In molti chiedono quindi di cambiare la legge esistente per chi agisce sotto l’effetto di droghe. Il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, è pronto con un progetto di legge. Il presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia (Crif), Francis Kalifat, ha auspicato in un’intervista a Le Journal du Dimanche che la futura legge porti il nome di Sarah Halimi: “Sarà una forma di omaggio che le rendiamo, visto che non ha potuto avere giustizia”.

Relatore

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