Focus

La bella ragazza con il cellulare – Ovvero: cara (in tutti i sensi) Swisscom, è come spararsi in un piede

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il testo, fortemente rivendicativo, a nostro avviso drammatizza oltre misura le cose. Una mossa pubblicitaria poco furba del gigante della telecomunicazione ma, tutto sommato, un peccato veniale. Faranno ammenda.

*****

LETTERA APERTA

Alla cortese attenzione

Michael Rechsteiner, Presidente del consiglio di amministrazione

Schaeppi, CEO Swisscom AG

Ivana Sambo, portavoce Swisscom Ticino

Cara Swisscom, ti scriviamo perché

abbiamo visto il cartellone pubblicitario, dove ritrai una giovanissima donna (una per tutte) che tiene in mano un cellulare, come fosse un oggetto misterioso, e asserisci che a noi la tecnica non interessa. Il cellulare che ha in mano, è stato pensato e realizzato a misura della mano di un uomo, una mano maschile e mai femminile. Vorrei ricordarti, però, che quel cellulare pensato per un uomo funziona grazie al microprocessore al suo interno, inventato da Sophie Wilson. Una donna.

Cara Swisscom, forse dovresti assicurarti che la tecnica continui ad interessarci, perché è troppo importante per essere lasciata ai soli uomini.

Cara Swisscom, ti scriviamo anche perché tu ti eri fatta promotrice, una ventina di anni fa, delle prime esperienze di formazione tecnica/informatica al femminile. Ti scriviamo perché sei un’azienda parastatale e ora con un messaggio pubblicitario insulso e superficiale spazzi via decenni di rivendicazioni, lotte e riconoscimenti. Perché le donne non si occupano di idee che fanno spettacolo, ma lavorano a progetti concreti e preziosi per l’assieme delle professioni tecniche, come Ada Byron, che ha impostato il sistema di programmazione (il primo computer), senza il quale tu oggi probabilmente non saresti la Swisscom che conosciamo. Probabilmente, anche senza la genialità di Hedy Lamarr, che ha sviluppato la tecnica del Wifi – oltre ad essere una talentuosa e famosa attrice – tu non potresti essere la Swisscom di oggi.

Cara Swisscom, ti scriviamo perché tu, nel messaggio pubblicitario, ti dici pronta ad esserci “anche” per noi, quando dovresti invece sperare che siano donne come noi, ad esserci per te. Perché siamo la metà della popolazione, perché siamo un target di acquisto ma, soprattutto, perché le donne che si interessano alla tecnica solitamente cambiano il mondo. Cara Swisscom, non abbiamo bisogno del tuo aiuto ma noi tutte; bambine, ragazze, giovani donne, o giovani donne anziane, meritiamo il tuo rispetto e allora togli di torno quei cartelloni, cosi da poter continuare a pensarti come la “nostra” Swisscom.

Cordialmente.

Seguono numerose firme, di associazioni e di persone, tra cui Mattea David (PS), che ci ha inviato il testo.

Relatore

Recent Posts

L’arte di Giuseppe Rapisarda – “saper vestire è saper essere”

In una città come la bella Lugano ci sono luoghi in cui dietro l’angolo, in…

15 ore ago

Nanà di Zola, scabrosa e malinconica analogia con la Storia

1880. La Francia è devastata dalla Guerra Franco Prussiana, avvenuta un decennio prima, del cui…

22 ore ago

Riccardo II, un re infelice

Riccardo II d'Inghilterra (1367-1400) fu re dal 1377 al 1399. Il suo regno fu caratterizzato…

1 giorno ago

Aprire le porte dei nostri ospedali agli angeli della morte? – di Benedetta Galetti

"Lo Stato ha diritto di giudicare il valore di una vita umana?" Ci sono vite…

1 giorno ago

Il Cartello mafioso che controlla il contrabbando di minerali rari in Africa, Guerra irregolare e risorse critiche: L’asse Mosca-Kinshasa

 I recenti sviluppi sul caso dell’attentato all’ Ambasciatore d’ Italia in RD Congo Luca Attanasio,…

2 giorni ago

Antonio Fogazzaro e Villa Fogazzaro Roi sul Ceresio: il cuore segreto di Piccolo mondo antico

Sulle rive comasche del Lago di Lugano, nel minuscolo borgo di Oria, esiste un luogo…

2 giorni ago

This website uses cookies.